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Sulle colline a Nord di Asti scopri il Museo dell'Arazzeria Scassa, la chiesa romanica di Viatosto e la Riserva Naturale di Valle Andona

ultimo aggiornamento: 08/01/2011

Dove: Certosa di Valmanera, Via dell'Arazzeria 60
Quando: ingresso gratuito su prenotazione tel. +39.0141.271.164,  www.arazzeriascassa.com
La Certosa di Valmanera è un antico monastero medioevale dei monaci vallombrosani, in seguito passato ai certosini che l'abitarono fino all'epoca napoleonica. Abbandonata e semidistrutta da Napoleone nel 1801, oggi non rimane che la foresteria e l?ala di mezzo del grande chiostro centrale che impressiona per l?imponenza e l?eleganza dei suoi archi e delle sue colonne. Fu restaurata negli anni '50 e destinata una manifattura di arazzi. Il laboratorio produce arazzi eseguiti con la tecnica medioevale ad alto liccio che sono stati esposti nelle maggiori esposizioni internazionali, al Museum of Modern Art di New York, nelle Gallerie Pontificie in Vaticano, nella Sala di Presidenza del Senato della Repubblica Italiana. Ammirando le 25 delle oltre 200 opere tratte da cartoni di Casorati, De Chirico, Kandinsky, Klee, Matisse, Mirò, Piano ed altri e allo stesso tempo osservando nel laboratorio la tessitura che si effettua ancora secondo le procedure tradizionali delle monache dei conventi sassoni in età romanica, si è sorpresi da questo incontro affascinanre tra una tecnica immutata da secoli e le nuove invenzioni stilistiche testimoni di una sensibilità estetica moderna.

Dove: Loc. Viatosto
Quando:Feriali 8-12, 14-30-19, festivi 8-11, 14.30-18
4 km circa a nord-ovest dal centro, tel. +39.0141.419.908
Dal sagrato si gode di una magnifica vista sulla Asti. L’architettura gotica si innesta su preesistenti strutture romaniche, con pianta basilicale e abside poligonale priva di transetto, il tutto completato da un esterno completamente in mattoni a vista.
La facciata presenta un profilo a salienti interrotti ed è impreziosita da un portale strombato decorato da cordonature bianco-rosse in cotto ed arenaria. La lunetta di questo ingresso è affrescato con la Madonna e i simboli della ruralità, grano e uva, opera dei pittori artigiani G. Manzone e O. Bausano. Il campanile quadrato è realizzato a foggia romanica nel tredicesimo secolo, più volte rimaneggiato, venne sopraelevato nel 1897. L’interno è articolato da tre navate e due ordini di pilastri quadrilobati decorati con capitelli in arenaria scolpiti a motivi prevalentemente vegetali e zoomorfi. Il tutto è sormontato da volte a crociera con chiavi in arenaria recanti in rilievo gli stemmi gentilizi o degli ordini monastici. Le pareti sono affrescate da opere risalenti al quindicesimo secolo, notevole la cornice lignea rinascimentale decorata a candelabre della porta laterale lungo la navata destra. I pannelli di questo ingresso, purtroppo, furono rubati alla fine del diciannovesimo secolo. Alcuni gruppi scultorei completano la decorazione dell’interno: L’incoronazione di Maria Vergine posta nella navata sinistra, terracotta policroma tardo gotica attribuibile a Filiberto di Alessandria, La madonna con il bambino nell’abside, statua in legno policromo del quattordicesimo secolo

La strada che porta fino a Viatosto è molto panoramica e diventa pedonale tutte le domeniche

Dove: loc. Valleandona 12
Quando: L’accesso al percorso paleontologico in Valle Botto è consentito solamente su prenotazione e con visita guidata
13 km a nord ovest di Asti (seguire le indicazioni per l’autostrada A21, lasciando alla destra l’imbocco dell’autostrada, proseguire lungo la statale per Torino per circa 7 km fino al cartello per la frazione di Valleandona) tel. +39.0141.295.288, www.parchiastigiani.it
Ricco patrimonio paleontologico rappresentato da reperti fossili presenti in alcuni strati sedimentari affioranti lungo le pareti delle vallate, risalenti al periodo pliocenico quando la Pianura Padana era sommersa dal mare.
La notevole presenza di resti paleontologici (soprattutto conchiglie di molluschi marini) rende particolare e caratteristica l’area protetta, che rientra tra i rari casi concreti, a livello nazionale, di località destinate alla protezione di questo particolare patrimonio scientifico e culturale. I reperti fossili che affiorano negli strati sabbiosi, sono costituiti dai resti di organismi sepolti nei sedimenti del mare, che occupava tutta la Pianura Padana fino all’arco alpino durante il periodo Pliocenico (5-1,8 milioni di anni fa): un’ampia insenatura di mare poco profondo delimitata a Sud dai rilievi delle Langhe, ad Ovest dal Golfo Cuneese, a Nord da una bassa isola corrispondente all’attuale Monferrato settentrionale, mentre ad Est comunicava con il Mare Padano. I fossili sono concentrati in particolari strati che si possono osservare lungo le pareti delle incisioni vallive. I numerosi ritrovamenti, dalle conchiglie a resti di vertebrati marini e terrestri, hanno richiamato fin dal 1700 l’attenzione di numerosi studiosi e ricercatori, che hanno contribuito a diffondere la curiosità e l’interesse per la paleontologia. Si tratta di centinaia di specie di molluschi marini, le cui conchiglie presentano un’ottima conservazione. Ai molluschi si associano, brachiopodi, echinidi, coralli e rari resti di vertebrati. I primi insediamenti antropici, in questo territorio, risalgono a oltre 10 mila anni fa. In base al ritrovamento di raschiatoi, coltellini bifacciali, fondi di capanne, parti di piroghe ed altri oggetti, si presume che i primi uomini, forse d’origine ligure, siano arrivati in queste zone seguendo il corso del Tanaro. Sono presenti affioramenti fossiliferi attrezzati per le visite. Oltre all’importante patrimonio paleontologico, l’area protetta di Valle Andona, Valle Botto e Val Grande offre lo spunto per interessanti osservazioni naturalistiche. L’originale copertura boschiva dell’area (querceto-carpineto) è stata profondamente alterata dall’uomo con l’introduzione di nuove specie, come il castagno e la robinia, oltre che con il cambiamento di destinazione d’uso di vaste superfici, recuperate alla viticoltura. Ora i boschi della zona sono caratterizzati dalla presenza di robinia, farnia, carpino, tiglio e acero. Pochi, ma preziosi, i pini silvestri, relitti di epoche più fredde: un esemplare bifido svetta nei boschi della Pianastra. Nel sottobosco la vitalba, rampicante molto robusto, forma cascate di liane, disputandosi lo spazio con caprifoglio, fusaggine, sanguinello, nocciolo. Macchie fiorite insistono dalla primavera all’autunno grazie a pulmonarie, primule, anemoni, gerani dei boschi, epatiche, denti di cane. Non mancano le farfalle, la cui bellezza si riassume nella presenza di esemplari come il podalirio e il macaone. Con un po’ d’attenzione si possono riconoscere coleotteri (cervo volante) e uccelli (gruccione, gheppio, upupa, ghiandaia, picchi verdi e picchi rossi minori). Gli scoiattoli sono di casa, così come volpi, tassi, donnole, faine, ramarri, serpenti non velenosi (come il saettone). Nelle pozze d’acqua formate dalle piogge primaverili gli anfibi (raganelle, rospi comuni, rane agili e rane verdi, tritoni con la caratteristica livrea nuziale nel periodo della riproduzione) si ritrovano per accoppiarsi o deporre le uova.

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