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Il più antico d'Italia, dal 1275, ogni terza domenica del mese di settembre, si tiene questa sfrenata corsa equestre con cavalli montati a pelo 

ultimo aggiornamento: 30/12/2010


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Palio di Asti

Quando: 18/09/2011, 14.15.00
Dove: Asti, P.za Alfieri
www.palio.asti.it, SPECIALE PALIO
Sfrenata corsa equestre a pelo istituita nel 1275.
«Signor Capitano, vi do licenza di correre il Palio nell'anno del Signore... Andate, e che San Secondo vi assista!»
Benedizione dei cavalli e dei fantini
dove: presso le parrocchie dei borghi
quando: ore 10.00
Esibizione degli sbandieratori dell'A.S.T.A.
dove: P.za San Secondo
quando: ore 11.00
Iscrizione ufficiale di fantini e cavalli
dove: Municipio, P.za San Secondo
quando: ore 12.00
Corteo Storico
dove: partenza da P.za Cattedrale
quando: ore 14.15
Prima della gara, il corteo storico (percorso) con 1200 figuranti in costumi medioevali rappresenta i momenti più importanti dell’epoca (temi 2008). Il corteo si apre con il gruppo a cavallo del Capitano del Palio e dei magistrati: al Capitano spetta la supervisione della manifestazione, con il potere di infliggere squalifiche in caso di comportamenti irregolari da parte dei fantini durante lo svolgimento della corsa; immediatamente dopo, sfilano i vincitori dell'ultima edizione del Palio, seguiti dagli altri partecipanti. Al termine del corteo è posto il Carroccio, antico simbolo dei Liberi Comuni, che reca con sé il Sendallo raffigurante San Secondo a cavallo e le insegne del Comune di Asti. A partire dalle ore 16, in Piazza Alfieri i Fantini di 14 rioni della città e 7 comuni della Provincia si contendono il Palio, ogni anno diverso e firmato da Artisti di fama. In epoca medievale, la corsa del Palio non prevedeva che due premi: il Palio, drappo di velluto o stoffa preziosa per il primo arrivato, ed un gallo vivo per il secondo, come ben documentato dai libri dei conti della tesoreria ducale. Se il primo premio ha un elevatissimo valore venale, il secondo ne è praticamente privo, e ha una funzione soprattutto simbolica e morale. Nel corso del XVI secolo, i Premi subirono una radicale trasformazione, aumentando di numero e cristallizzandosi definitivamente nella loro attuale graduatoria almeno dai primissimi anni del XVII secolo: il primo premio è il Palio o Sendallo, che per tradizione deve essere lungo 16 rasi astigiani; il secondo premio, dal 1929, è una «Borsa con monete d'oro» (nel Palio antico la Borsa era uno scampolo dello stesso velluto impiegato nella confezione del Palio, arricchito da frange e galloni e, mediante un pezzo di passamaneria, veniva appeso allo stendardo del Palio per tutto lo svolgersi della manifestazione; simbolicamente, rappresentava un beffardo «assaggio» del primo premio che il secondo arrivato non aveva saputo conseguire); agli inizi del XVII secolo, come premio per il terzo classificato, fanno la comparsa un paio di «speroni» di ferro, argentati o più spesso dorati, un invito ad utilizzarli in futuro per conseguire risultati migliori; il quarto premio è un «gallo vivo», contenuto e trasportato in una cesta: rappresenta infatti la libertà comunale, la vittoria del bene sul male, l'ardimento e la riscossa dell'anima sul peccato; il quinto premio è una «coccarda» con i colori della città: bianco e rosso; all'ultimo arrivato spetta «l'inchioda» o acciuga salata: deriva dal dialetto astigiano trecentesco anzoa, ed in seguito anchoa, è data in premio in segno di scherno e di disonore per lo sconfitto. L'inchioda si accompagnava, e si accompagna come premio all'insalata. Alcune volte comparivano anche le sigolle (cipolle), che, in alcune edizioni del passato, rappresentarono un altro amarissimo premio per il penultimo classificato, ma che di solito erano messe lì ad evocare in modo inequivocabile le lacrime dello sconfitto.

La settimana prima del Palio la città è animata da mille eventi: il Palio degli sbandieratori (giovedi ore 21, in P.za San Secondo), le cene propiziatorie, le sfilate dei bambini (venerdì nei rioni e sabato nel centro storico), il mercatino dei borghi (da venerdì ore 8 a sabato ore 23, in P.za San Secondo)

 

Temi del corteo storico 2010

L?accuratezza delle rievocazioni storiche verificate da un?apposita commissione di esperti, il pregio dei costumi e la maestria delle sartorie di borgo nel riprodurre fedelmente le fogge degli abiti traendole da affreschi e dipinti d?epoca, fanno del corteo uno spettacolo davvero unico. I quadri viventi che compongono la sfilata rappresentano fatti realmente accaduti della storia astese: si vedranno dunque sfilare nobili e popolani, armigeri e alto clero, dame e cavalieri che per un giorno torneranno ad abitare la città raccontando la vita quotidiana di più di sette secoli

1 ? SANTA MARIA NUOVA
Colori: rosa e azzurro
Rettore: Barbara Concone
Borgo cittadino tra i più antichi, deve il suo nome alla chiesa omonima la cui torre campanaria risale, probabilmente, all?anno mille. All?interno della chiesa si può ammirare la pala d?altare di Gandolfino da Roreto ?Madonna col bambino e coi santi? risalente al 1496. Sino alla prima metà del XIV secolo il borgo sorgeva fuori le mura e ne fu incluso nel 1342, quando Luchino Visconti, Signore di Asti, fece costruire la cerchia interna delle mura. Santa Maria Nuova ha vinto il Palio nel 1972, 2000, 2005, 2006, 2009.
La vittoria del ?pallium?: la festa
Alcune ricerche collegano il termine Palio a ?palea? (messe, raccolto) e suggeriscono che possa riferirsi ad antiche celebrazioni pagane, ma la maggior parte degli studi concorda sul legame con ?pallium? (mantello), che indicherebbe il prezioso tessuto concesso al vincitore. Il premio confezionato con un panno rettangolare di velluto o broccato cambiò foggia e colore nel tempo. Ad Asti i palii erano due: uno riservato al vincitore della corsa e uno offerto alla collegiata di San Secondo patrono della città. Verso la metà del secolo XIV il broccato fu sostituito da un velluto prezioso; secondo le fonti, nel 1462, il panno acquistato nella bottega di Enrico Lupi era celeste e verde, nel 1477 i colori erano granata e cremisi. Il ?pallium? si caricò nel tempo anche di significati politici e religiosi. Era fornito, infatti, dall?istituzione che governava la città e molto spesso il vincitore lo donava per ornare la chiesa o l?altare del Santo a cui si era raccomandato durante la corsa. L?importanza del premio è indirettamente dimostrata dalle proteste suscitate, nel 1441, dalla scelta dei canonici della Chiesa di San Secondo di usare il tessuto per confezionare una ?pianeta?, la sopravveste liturgica indossata dal sacerdote durante la Messa; è significativo rilevare come, in questa circostanza, il tesoriere del Duca di Savoia, Enrico Buneo, non nascose il proprio sconcerto per la decisione degli ecclesiastici. Con il termine ?palio? si passò poi ad indicare la gara, le cerimonie e le feste ad essa collegate, i cui riti si codificarono nel tempo: le regole della corsa ed i riti propiziatori divennero nei secoli ?consuetudini?, così come i festeggiamenti che seguivano la vittoria. Il Borgo Santa Maria Nuova, che si è aggiudicato il Palio 2009, propone la rappresentazione di festeggiamenti seguiti ad un?antica vittoria. Preceduto da momenti di danza, sfila il carro con l?allegoria della vittoria attorniata da alcuni ?folli?, signori dell?assurdo e del mondo alla rovescia, che si beffano degli altri partecipanti alla corsa. Segue un trionfo con i Palii vinti negli anni 1972, 2000, 2005, 2006, accompagnato dalle dame del Borgo.
2 ? SAN SECONDO
Colori: bianco e rosso
Rettore: Marco Zappa
Il Rione San Secondo, comunemente detto ?del Santo? è il borgo del Santo patrono. Situato nel cuore della città, comprende, tra l?altro, Piazza Alfieri, sede della corsa. La Collegiata di San Secondo (sec. XIII) che ha sede nel Rione, conserva nella cripta una preziosa urna d?argento contenente le spoglie mortali del Santo nel cui nome si corre il Palio. Su Piazza San Secondo si affacciano i più importanti palazzi della città, da Palazzo Civico, di gusto settecentesco su preesistenze medievali, a Palazzo degli Antichi Tribunali in cui si amministrava la giustizia. San Secondo ha vinto il Palio nel 1982, nel 2000 (edizione del Giubileo) e nel 2007.
Dalle imposizioni di Adelaide di Susa, all?aurora del comune di Asti
Complessi furono, fin dalla metà dell?XI secolo, i rapporti tra il vescovo di Asti e la cittadinanza. Il capo della Chiesa astese esercitava da decenni, grazie a concessioni regie e imperiali, prerogative militari, giudiziarie e commerciali, che gli garantivano un forte ruolo politico sulla città e sul suo territorio. Gli astigiani rivelarono, tuttavia, in più occasioni, unità e autonomia opponendosi ai vescovi che dimostravano un?eccessiva ingerenza nella gestione della città. Un momento di crisi è legato alla pretesa della contessa Adelaide - esponente dell?importante dinastia regionale degli Arduinici - di imporre, nel 1066, un presule non gradito ai cittadini astesi. Adelaide, figura che per la tempra eccezionale fu paragonata a Matilde di Canossa, combatté aspramente gli astigiani. Dopo un conflitto durato quattro anni, conclusosi con il saccheggio e l? incendio di Asti voluto dalla contessa, quest?ultima impose come vescovo il proprio candidato Ingone. Gli succedette Oddone, eletto nel 1080, che operò al fine di ricuperare il controllo sul patrimonio della Chiesa oggetto delle mire di Adelaide. Il tentativo di Oddone originò un lungo scontro che condusse nei primi anni Novanta a un nuovo incendio della città da parte della contessa che si insignorì di Asti. Nel corso di questo conflitto, il vescovo Oddone decise di rafforzare il proprio peso politico riconoscendo l?esistenza di un?autonoma organizzazione dei cittadini, il Comune astigiano. Si delinea, dunque, un suggestivo accostamento tra le vicende di Matilde di Canossa, nei cui territori sarebbe sorto il comune di Firenze e l?arduinica Adelaide la cui scomparsa avrebbe segnato l?affermazione del comune astigiano, destinato a divenire una delle maggiori potenze dell?Italia settentrionale. Il rione San Secondo intende rievocare questi eventi che potrebbero degnamente figurare in un affresco o nelle pagine avvincenti di una cronaca medievale, in cui, accanto a personaggi illustri, si muove l?intera cittadinanza.

 3 ? TORRETTA
Colori: bianco, rosso e blu
Rettore: Giovanni Spandonaro
Il Borgo si trova alle porte della città, a occidente. La sua denominazione ricorda l?antica torre del borgo che era utilizzata per vigilare la frequentatissima strada per Torino. Dal 1578 al 1801 fu attivo il Convento dei Cappuccini di cui rimane il ricordo nell?omonima località situata ai limiti del Borgo. Il primo Palio vinto fu nel 1970 quando la Torretta formava un unico Borgo con Santa Caterina, da cui successivamente si è separato formando un Comitato autonomo. La Torretta ha vinto il Palio nel 1976 e nel 2004 .
Il lusso al mercato- le ?merzarie? in Asti medievale
Con il termine generico di ?merzarìe? in Asti medievale si indicavano tutti gli oggetti minuti non preziosi, ma costosi, che costituivano un segno poco appariscente ma inequivocabile del lusso diffuso e praticato da larghi strati della popolazione urbana. Accessori d?abbigliamento, complementi d?arredamento, monili, suppellettili, oggetti indispensabili alla qualità della vita del ceto mercantile e feneratizio artefice della prosperità e della ricchezza cittadina. Alla vendita di questi articoli già a partire dal XIII secolo è destinato un settore ben definito del ?mercato del Santo?: il ?portichus merzarie?, chiamato in età moderna ?ala dei mercanti?, di cui restano tracce evidenti ed imponenti nell?edificio noto come ?palazzo del corpo di guardia? in piazza San Secondo. La vendita al dettaglio delle ? merzarie? era effettuata in piccoli padiglioni in legno detti ?rezolii?, che occupavano lo spazio disponibile: strutture mobili il cui contenuto veniva trasferito ogni sera in un sottostante e sicuro magazzino sotterraneo. Gli ?Statuta Revarum? cittadini, redatti nel 1377, attestano che in essi si potevano trovare ??Ditali, sonagli, coltelli, specchi, pomi da spade,cinture, foderi per pugnali, scacchiere, rivetti per corazze ed armature, dadi da gioco, cuffie di seta, cappelli di feltro, guanti di lana e di cuoio?? nonché le preziose ?mercerie di Parigi e d?Oltremonti, cioè foglie dorate, pietre rosse e verdi, cappellini e tutte le altre mercerie simili?, e ancora grani d?ambra, passamanerie e nastri, fibbie, argento in foglia di Genova, perle, anelli con pietre preziose, bigiotterie, sottilissimi veli d?Oriente. I ?rezolii? del ?portichus Merzarie? ogni giorno vedevano accorrere dame cittadine intente agli acquisti o semplicemente alla ricerca di novità da sognare e da desiderare.
4 ? SAN SILVESTRO
Colori: oro e argento
Rettore: Maria Teresa Perosino
Il Rione San Silvestro si trova nel cuore della città nei pressi della Torre Troyana o dell?Orologio. La chiesa da cui prende il nome e i colori fu consacrata nel 1096 da Papa Urbano II. La figura storica a cui si ispira il Rione è quella di Valentina Visconti, figlia di Gian Galeazzo Visconti, signore di Asti e di Milano. San Silvestro ha vinto un solo Palio, quello a cui era abbinata la Lotteria nazionale nel 1992.
I ?santi vivi?, le ?veroniche? ed il ?Santissimo Sudario? nelle impetrazioni di grazie, indulgenze e miracoli
I Luoghi Sacri ed i Santi sono stati in ogni tempo preziosi elementi di aggregazione sociale e di identificazione con la realtà locale. Nel Medioevo le feste celebrate in occasione di ricorrenze religiose sono anche la traduzione coreografica della simbiosi fra sacro e profano: le vie del Rione sono percorse dalle statue dei Santi portate dal popolo o, secondo le Laudi medioevali, da personaggi reali che ?interpretano il Santo?. Il passaggio di tali simboli è vivificato da cortei salmodianti volti a propiziare indulgenze o miracoli. Il Rione oro argento rievoca uno di tali momenti, interpretando la solennità della corte Viscontea e la fede del popolo che si manifestano nella processione dei cosiddetti ?Santi Vivi?; per tradizione i più venerati nel borgo sono Silvestro, Gaudenzio, Michele, Maurizio, Espedito. San Silvestro: vissuto durante il Regno di Costantino, è il titolare della parrocchiale, consacrata nel 1096 da Papa Urbano II. Al Santo si ricollega la scelta dei colori araldici della Chiesa: argento e oro, che ancora oggi identificano il borgo. San Gaudenzio (protettore di una delle ?Porte? della città medioevale): vescovo di Novara, nasce nella prima metà del IV secolo ed è discepolo di San Martino di Tours. San Michele Arcangelo (protettore di un?altra porta cittadina): Principe degli Angeli, è rappresentato nell?atto di trafiggere il demonio. Una delle più importanti Basiliche a lui dedicata sorge a Pavia, ed in essa fu battezzata Valentina, Signora di Asti. San Maurizio (gli era intitolata una piccola chiesa a ridosso delle mura): martirizzato sotto l?Imperatore Massimiano, il suo culto è diffuso nella Savoia e nell?alto Piemonte. Sant?Espedito (il Santo del popolo): soldato romano nel IV secolo. Reca in mano una croce sulla quale è scritto HODIE (oggi), col piede trattiene un corvo che reca nel becco la dicitura CRAS (domani): è infatti famoso per la concessione di grazie immediate. I mercanti lo invocavano come patrono. Altra tradizione sansilvestrina è il culto delle Veroniche e del Santissimo Sudario. Nel 1390 Valentina e la corte francese furono partecipi di una delle prime Ostensioni nella cattedrale di Lirey. In quella occasione re Carlo VI, cognato della Signora di Asti, convinse l?antipapa Clemente VII a regolare questi avvenimenti. In tutti i possedimenti orléanesi si diffonde la devozione verso questa reliquia: in Asti, allora soggetta agli Orléans, essa troverà, nei secoli successivi, riferimento preciso nella chiesa della Consolata, ove convergono tutte le confraternite per le celebrazioni nel giorno del Santissimo Sudario
5 ? SAN DAMIANO
Colori: rosso e blu
Rettore: Davide Migliasso
A 15 km a ovest di Asti, il Comune di San Damiano è centro agricolo di primaria importanza, soprattutto per la produzione frutticola e vinicola. Fondato nel 1275, nello stesso anno in cui ad Asti si consolidava la tradizione del Palio, conserva la pianta rettangolare ed una medioevale torre cilindrica. Non ha ancora vinto il Drappo.
Stregoneria e superstizione nel medioevo Astese
Nel Medioevo la stregoneria era diffusa in tutta Europa: talvolta si manifestava con riti di ascendenza arcaica, più spesso proponeva pratiche curative che facevano ricorso a erbe medicamentose e a unguenti miracolosi. Di certo questi rimedi erano praticati anche nelle campagne astigiane ad opera di donne, spesso nubili o vedove, che usavano semplici prodotti a base di erbe medicinali per guarire malattie o assistere le gestanti al momento del parto,,preparando infusi, decotti e tinture a scopo curativo, ma anche contro la malasorte o nella convinzione di poter operare incantesimi., Verso la metà del XIV secolo si cominciarono a considerare simili pratiche come opera del diavolo e si diffuse la credenza nel sabba: riunione periodica di streghe caratterizzata da riti orgiastici, omicidi rituali e atti di adorazione del Maligno sotto forma di animali quali il gatto nero, il gallo o la capra. Verso la metà del secolo successivo la stregoneria era ormai vista come una forma di eresia, oggetto dell?interesse del Tribunale ecclesiastico della Santa Inquisizione. Fu Papa Gregorio IX a promulgare le bolle più severe contro gli eretici, mentre papa Innocenzo VIII con la bolla papale Summis desiderantes affectibus diede all?ordine monastico dei Domenicani, del tribunale del Santo Uffizio della Chiesa di Roma, l?incarico di provvedere a correggere queste forme di eresia. I monaci nel loro compito di inquisitori erano affiancati da rappresentanti del governo ed aiutati da un gran numero di uomini e donne che si trasformavano in delatori per paura, per vendetta o per avidità di denaro. Moltissime furono le donne accusate, processate e torturate per poi essere condannate al rogo purificatore, con l?accusa presunta di aver stretto patti scellerati con il Demonio. La Chiesa proponeva, inoltre, simboli e devozioni volti a contrastare la stregoneria, quali l?acqua santa, le candele benedette, i rosari, le reliquie ed gli esorcismi. San Damiano rievoca questo evento nefasto della caccia alle streghe, al quale partecipavano il potere civile e il clero secolare alla presenza della nobiltà cittadina con i propri magistrati, notabili ed insegne
6 - SAN LAZZARO
Colori: giallo e verde
Rettore: Remigio Durizzotto
Il Borgo è situato nella zona est della città oltre porta San Pietro, dove anticamente esisteva l?Ospedale dell?Ordine cavalleresco dei Santi Maurizio e Lazzaro da cui prende il nome, lo stemma ed i colori. San Lazzaro ha vinto il Palio nel 1987, nel 1991, nel 1999, nel 2001 e nel 2008.
La ?regina delle misure?: la bassa danza
?Il bel danzar che con virtù s?acquista per dar piacer all?anima gentile conforta il cuore e fal più signorile e porge con dolcezza allegra vista? Il fascino esercitato dagli stili di vita dei nobili, con i quali i mercanti-banchieri astigiani dal XIII secolo furono in stretto rapporto in tutta Europa, portarono nei secoli successivi alla fioritura in Asti di un ceto aristocratico che fece proprio il modo di vivere delle corti, ispirandosi agli stessi modelli culturali. Mentre in precedenza il prestigio coincideva con il potere militare e il possesso fondiario, in seguito diventò importante presso le ricche famiglie dell?aristocrazia mercantile astigiana dimostrare pubblicamente il proprio splendore. In particolare le feste diventarono sempre più sfarzose e fantasiose, includendo rappresentazioni nelle quali i protagonisti erano gli aristocratici che danzavano per piacere personale e per dovere sociale. Le danze, camminate o strisciate, erano semplici, basate su passi ritmici e figure ripetute in gruppo o in coppie, molto diverse dalle danze vivaci e saltate con accento pantomimico proprie dei contadini e del popolo. Nel corso del XV secolo, in seguito alla codificazione di tutte le arti avvenuta nel XV secolo, è attestato anche il maestro e teorico della danza al servizio dei nobili. La documentazione sul ballo si arricchisce grazie alla comparsa dei primi trattati; sono pervenute anche coreografie, strutturate sulla musica con una vera e propria ?intavolatura? di passi. In particolare, hanno grande rilevanza storica i manoscritti a noi pervenuti di tre maestri del tempo: Domenico da Piacenza, Antonio Cornazano e Guglielmo Ebreo che hanno lasciato nei loro testi la descrizione delle coreografie suddivise in basse danze e balli. Se al cavaliere la danza offre l?occasione di mostrare il suo vigore, alla dama permette di mostrare la soavità e la dolcezza degli atti, mediante un atteggiamento ?humile et mansueto? come la sua stessa natura prescrive: in tal modo potrà essere da tutti lodata e apprezzata. Il Rione San Lazzaro intende rievocare la ?Bassa danza? delle famiglie dell?aristocrazia astigiana, detta dai trattatisti dell?epoca la ?regina delle misure? caratterizzata da movimenti lenti, gentili, ricchi di grazia che rispettano i tre elementi fondamentali ?tempo, misura et maniera?
7 ? MONCALVO
Colori: bianco e rosso
Rettore: Diego Musumeci
Importante centro monferrino, Moncalvo dista 20 km da Asti ed è noto per la sua indiscussa tradizione enogastronomica e per essere stato capitale del Marchesato di Monferrato. Ricco di storia, le cui vestigia si possono ammirare ancora oggi ? Chiesa di S. Francesco, bastioni, Chiesa della Madonna: ha, tra l?altro, dato i natali a Rosa Vercellana (la Bela Rusin) moglie morganatica di Vittorio Emanuele II. Moncalvo ha vinto il Palio per due anni consecutivi nel 1988 e 1989 e nel 1994 e 1995.
Da mattutino a compieta calendari ed orologi: il tempo è potere nel medioevo
Sul finire del ?400 esisteva a Moncalvo, importante centro del Marchesato del Monferrato, almeno un orologio meccanico. Collocato sulla torre campanaria della chiesa di San Francesco, sulla collina del Belvedere, oltre a scandire con il suo suono le ore, segnava visibilmente il loro scorrere sul quadrante. La misurazione del tempo era necessità particolarmente avvertita, soprattutto dalle comunità agricole che si costruivano un calendario col quale regolare la loro attività nei campi. Ci si basava sull?osservazione degli astri, sulle fasi della luna, sull?alternarsi del giorno e della notte e delle stagioni. Il calendario più usato nel medioevo era quello ?giuliano? composto di 12 mesi, con un numero variabile di giorni, da 28 a 30, che collocava il capodanno al 1 marzo. Il giorno si divideva in 24 ore, 12 per il giorno e 12 per la notte che, essendo legate al ciclo solare, avevano una durata differente nelle varie stagioni: d?estate erano più lunghe le ore diurne e d?inverno quelle notturne. La misurazione del tempo, sia stagionale sia giornaliero, fu a lungo di esclusiva pertinenza della Chiesa ed era basata soprattutto sulle festività religiose o sulla scansione delle attività. Queste all?interno dei monasteri erano regolate mediante orologi rudimentali. L?introduzione degli orologi meccanici e la loro adozione da parte delle istituzioni pubbliche e religiose non soltanto costituì un?innovazione tecnica ma ebbe un forte impatto sociale. Agevolò, infatti, una suddivisione del giorno adatta alle esigenze del commercio e della produzione; per Principi e potenti costituì un modo efficace per dimostrare, attraverso la capacità di dominare il tempo, la loro autorità. Il diffondersi di orologi meccanici ed idraulici permetteva di avere una scansione del tempo più matematica, uguale per tutti. Gli orologiai, tenuti in grande considerazione e addirittura paragonati a Dio, creatore dell??orologio perfetto? rappresentato dalla natura e dalle creature viventi, possedevano competenze tecniche e artigianali che consentivano loro di realizzare non solo orologi monumentali, ma anche meccanismi più piccoli, da tavolo, veri e propri gioielli d?artigianato ed oreficeria che, per il loro valore, potevano figurare solo nel patrimonio di Principi e Papi. Moncalvo intende rappresentare i modi e le misure del tempo nel Medioevo
8 ?TANARO TRINCERE TORRAZZO
Colori: bianco e azzurro
Rettore: Maurizio Rasero
Il Borgo si stende a sud della città e prende il nome dal fiume Tanaro che lambisce Asti a meridione. Borgo popolare per eccellenza, era abitato in particolare da barcaioli, pescatori, lavandaie e ortolani che traevano in prevalenza il loro sostentamento dal fiume. La fertile piana del Tanaro ha sempre dato pregiati frutti ed ancora oggi è fiorente la produzione orticola in serra. Tanaro ha vinto nel 1990 e nel 2002.
Senza gli uomini. il parto e la nascita nel medioevo
In una società a netta prevalenza maschile come quella medievale, gli unici momenti della vita delle donne da cui gli uomini venivano rigorosamente esclusi erano quelli legati al parto. Secondo il dettato biblico, l?efflusso di sangue rendeva le partorienti impure e contaminanti dal momento del travaglio fino ai primi quattordici giorni del puerperio: un periodo in cui il microcosmo femminile della famiglia, segregato dagli uomini, si realizzava in se stesso, si autogestiva e si affidava alla solidarietà, agli affetti e alle esperienze delle sue componenti. Nelle classi abbienti le nascite avvenivano in una camera appartata ed opportunamente predisposta ed era assistito esclusivamente da donne: levatrici coadiuvate dalle parenti più anziane ed esperte. Nella stessa camera, a nascita avvenuta, si prestava la prima assistenza al neonato ed alla puerpera, le si portavano vivande rituali e beneauguranti su appositi ?deschi da parto? decorati ed istoriati, e si ricevevano le visite e i doni da parte delle altre donne della parentela e del vicinato. Terminato il periodo dell?ovattata e festosa quarantena, la madre riprendeva il suo posto in seno alla famiglia ed alla comunità con la cerimonia pubblica della ?purificazione? che si svolgeva nella parrocchia d?appartenenza
9 ?CASTELL?ALFERO
Colori: azzurro, bianco e oro
Rettore: Sergio Ravizza
Ammesso alla corsa per la prima volta nel 1989 il Comune di Castell?Alfero, situato a 12 km da Asti in posizione panoramica, è rinomato per la produzione vinicola e per il castello settecentesco già appartenuto ai Conti Amico, ora sede del Comune. Nota, ai più, la frazione Callianetto che, secondo la tradizione, avrebbe dato i natali alla popolare maschera piemontese Gianduia. Castell?Alfero ha vinto nel 1997 e nel 1998.
Il ritorno a Castell?Alfero dopo la morte del Marchese Guglielmo VII di Monferrato
Correva l?anno 1290. Guglielmo VII Marchese di Monferrato, radunato un forte contingente di fanti e cavalieri, mosse guerra al Comune di Asti, sul quale da tempo si indirizzavano le sue mire espansionistiche, mise a ferro e fuoco il territorio e occupò molti villaggi nella zona di confine, tra i quali Castell?Alfero. Gli abitanti del paese, terrorizzati dall?arrivo delle milizie che saccheggiavano, devastavano vigne e raccolti ed incendiavano le case, fuggirono in massa e cercarono riparo in Asti, dove rimasero a lungo in attesa che le sorti della guerra volgessero a loro favore, consentendo loro di rientrare nel villaggio. Questo fu possibile soltanto allorché per porre fine alla politica aggressiva del Marchese, che da molto tempo turbava gli equilibri di tutta la regione, gli Astigiani ricorsero ad un accordo economico con gli Alessandrini: dietro il pagamento di 85.000 fiorini d?oro questi si impegnarono a combattere il Marchese, riuscendo in breve tempo a catturarlo e a rinchiuderlo in carcere, dove morì nel 1292. Pacificato il territorio, gli abitanti di Castell?Alfero, scampati al grave pericolo, ebbero la possibilità di fare ritorno al proprio villaggio, dove ripresero la loro pacifica vita, riedificarono le molte case distrutte e diedero inizio alla ricostruzione del muro di cinta del paese. Il Comitato Palio di Castell?Alfero propone nel corteo quel felice momento, rappresentando sia i momenti di festa, sia l?impegnativa attività di ripristino delle fortificazioni
10 ? BALDICHIERI
Colori: argento, azzurro e oro
Rettore: Massimo Bonino
Il Comune diBaldichieri, centro agricolo di antica tradizione situato sulla strada Romana a 10 km da Asti, è già menzionato in un manoscritto del 969 con il nome di ?Mons Baldicherii?. Nel settecento, durante la guerra di secessione spagnola, fu gravemente danneggiato il castello di cui rimangono alcuni resti. Non si è ancora aggiudicato il Drappo.
Processione e preghiere per invocare la pioggia
Nel Medioevo la relazione tra società e Chiesa era molto stretta: l?andamento delle feste religiose ricalcava spesso antiche festività pagane legate alla ciclicità delle stagioni, le attività contadine si richiamavano alle ricorrenze religiose, dai Santi traevano la denominazione fiere, giorni di festa, villaggi. Ogni manifestazione della vita agricola era accompagnata da un rituale propiziatorio relativo alla sopravvivenza e la raccolta dei frutti della terra poteva essere anticipata per offrirla al santo. Tra mondo contadino e sfera del sacro operava un intenso interscambio: la Chiesa soddisfaceva il desiderio di una spiegazione del mondo in armonia con i ritmi della campagna e adattava al mondo rurale le forme della religiosità, nella mentalità popolare affondava l?idea di una onnipresenza delle forze demoniache. Tale convinzione non era estranea agli insegnamenti religiosi: la Chiesa infatti sosteneva che i fenomeni atmosferici fossero determinati da demoni fluttuanti nei bassi strati dell?atmosfera: il tuono, il temporale, la grandine che danneggiava messi e vigneti, le malattie che decimavano il bestiame erano intese come manifestazione del demonio. La Chiesa insegnava tuttavia che anche i demoni sono tributari della volontà divina e che Dio concedeva loro di scatenarsi per punire i peccatori. Per questo motivo i contadini si rivolgevano con preghiere, offerte e processioni alla Chiesa affinché questa intercedesse per loro. Si confidava, oltre che nell?intercessione dei Santi, in quella della Vergine, sentita particolarmente vicina alle pene e alle miserie delle popolazioni. Il Comune di Baldichieri intende rievocare una processione per chiedere l?intercessione della Chiesa presso la Vergine Maria e presso Sant?Antonio eremita, protettore degli animali, in favore di un rigoglioso raccolto dopo una duratura e devastante siccità. Nobili e popolani si uniscono nel seguire il Prete della piccola Chiesa in una solerte processione mentre un gruppo di frati intona canti al Signore
11 ? DON BOSCO
Colori: giallo e blu
Rettore: Maddalena Spessa
Borgo di recente costituzione, si trova nella zona nord di Asti ed è caratterizzato da ampie aree destinate a verde pubblico oltre ad essere la zona residenziale della città. La chiesa, costruita nel 1962, è dedicata a Don Bosco figura di educatore e sacerdote di origine astigiana, la cui opera ha, di gran lunga, valicato i confini cittadini. Originariamente il Borgo Don Bosco ha partecipato al Palio con l?attiguo Borgo Viatosto aggiudicandosi il Palio nel 1967, 1971, 1980. Dopo la separazione da Viatosto ha ancora vinto nel 1996.
Privilegio concesso da Enrico VII Imperatore al libero comune di asti
Il Borgo Don Bosco intende rievocare la concessione del privilegio da parte dell?imperatore Enrico VII al Comune di Asti l?8 dicembre 1310. Come documenta il Codex Astensis, l?importante privilegio, letto pubblicamente alla presenza dell?Imperatore presso il convento di S. Francesco, garantiva al Popolo e al Comune di Asti la piena disponibilità di ogni loro diritto e giurisdizione. Il corteo del borgo Don Bosco è aperto dagli autorevoli personaggi che secondo le fonti erano presenti nel convento astigiano: si tratta di Tebaldo Vescovo di Liegi, Aimone Vescovo di Ginevra, Nicolò dei Bonsignori consigliere imperiale, Guido Vescovo di Asti, Enrico VII di Lussemburgo re dei Romani ed imperatore, Amedeo V conte di Savoia, Filippo principe di Acaia, Corrado Malabaila e Bartolomeo Velleruto notai. Procedono al seguito l?imperatrice Beatrice insieme ad Isabella di Villehardouin moglie di Filippo di Acaia ed a Maria di Bramante consorte di Amedeo di Savoia. Fanno ala ad esse, accompagnate dalle proprie ancelle, le dame delle casate guelfe e ghibelline di Asti ? guidate rispettivamente dai Solaro e dai De Castello - che si erano aspramente combattute e che l?imperatore aveva riappacificato; tra le altre sono rappresentate Berta Solaro, Margherita Garetti e Dovigia Asinari per la fazione guelfa; Jolanda Turco, Agnesina Guttuari, Caterina Alfieri per la fazione ghibellina
12 ? CATTEDRALE
Colori: bianco e azzurro
Rettore: Francesco Peraino
Il Rione cittadino della Cattedrale prende il nome dalla monumentale fabbrica gotica che si erge in tutto il suo magico splendore nell?antico centro storico. Il Duomo che risale al XIV secolo, rappresentava nel medioevo il fulcro della vita astese: nella attigua piazza si svolgeva il mercato più importante della città e da quella stessa piazza, ancora oggi, prende avvio il corteo storico del Palio. Sono in corso alle spalle della Cattedrale importanti scavi archeologici che hanno messo in evidenza pavimenti di origine romana, sepolture altomedievali e i resti dell?antico Battistero di Santo Stefano. La Cattedrale ha vinto il Palio nel 1977.
Il capitolo generale dei frati di S. Maria del Carmelo
Corre l?anno 1440: Asti è retta da Francesco Sforza, mentre il legittimo signore Carlo d?Orléans sconta gli ultimi anni della sua lunga detenzione in Inghilterra. Sono ormai lontani i tempi della potenza politica astigiana, ma la città resta pur sempre un attivo centro di attrazione e un vivace crocevia di interessi economici. Nella primavera la città registra eventi di rilievo per quanto riguarda il panorama ecclesiastico e religioso: il 20 aprile giunge ad Asti il nuovo vescovo Bernardo di Laudiano, che succede ad Alberto Guttuari de Castello, morto nel luglio dell?anno precedente. Il 14 maggio, vigilia di Pentecoste, giunge ad Asti il cardinale di Cipro. Il giorno successivo, festa di Pentecoste, si tiene in città il Capitolo Generale dei Frati di S. Maria dell?Ordine del Carmelo, che vede la partecipazione di oltre 200 religiosi. Ed è proprio in occasione del Capitolo Generale che per disposizione di Papa Eugenio IV viene concessa l?indulgenza plenaria e la remissione dei peccati: chiunque si recherà a visitare la chiesa del Carmine, si pentirà veramente ed elargirà elemosine secondo le proprie possibilità potrà avere la remissione di ogni pena. La città è in fermento, le strade sono piene di forestieri: a lucrare l?indulgenza sono venuti in città moltissimi frati e circa 4.000 persone tra mercanti, notabili, esponenti di nobili famiglie, gente del popolo, una folla che ospizi e taverne non sanno come alloggiare. Il corteo storico del Rione Cattedrale con i suoi personaggi ricostruisce questo vivace momento nella storia di Asti medioevale
13 ? NIZZA
Colori: giallo e rosso
Rettore: Pier Paolo Verri
Nizza Monferrato, anticamente detta ?Nizza della paglia? perché, secondo la tradizione, nella fretta di costruire il borgo, gli abitanti coprirono i tetti con la paglia anziché con i coppi. Nizza è situata a 29 km a Sud-Est di Asti ed è centro agricolo di notevole importanza. Ricco di vestigia del passato ? Palazzo Crova e Palazzo Civico con torre merlata ? Nizza ha vinto il Palio nel 1986.
Il ?jus? sulle spose degli antichi signori: Bettina si ribella!
Nizza Monferrato fu fondata dopo che nel 1225 gli Alessandrini sconfissero gli Astigiani e obbligarono gli abitanti dei castelli di Belmonte, di Quinzano, di Lanero, di Lintignano, della Garbazzola, di Calamandrana e di Castelvero, già assoggettati al dominio astese, a risiedere a Nizza, la villanova edificata alla confluenza del Nizza con il Belbo. A secoli di distanza la storia trascolora nella leggenda e si connota come un mito di fondazione: secondo Guglielmino Schiavina, cronista del XVI secolo, nel 1235 gli abitanti dei suddetti castelli si ribellarono all?insopportabile signoria dei conti d?Acquosana che, oltre ad altre prepotenze, imponevano ai sudditi l?odioso diritto sulle spose: uccisero tutti i conti, distrussero i loro castelli e fondarono nella valle vicina un oppidum chiamato Nizza dal nome del ruscello che scorreva nei pressi. La leggenda viene ripresa nel XVIII secolo dal nicese Giulio Cesare Cordara nel poema satirico ?Il fodero ossia il ius degli antichi signori sulle spose?. Proprio il titolo del poema offre la spiegazione della nascita di questa leggenda, essendo la corruzione del termine fodrum che indicava una tassa ricognitiva dell?autorità signorile, priva di qualsiasi connotazione sessuale. La leggenda rimanda piuttosto ai gravami del sistema signorile che in varie occasioni provocarono reazioni anche violente da parte dei sudditi. Al fascino della leggenda così come riportata dal Cordara si ispira il corteo di Nizza Monferrato: Bettina, graziosa ed orgogliosa pastorella di Belmonte vuole sposare Titta senza soggiacere alle voglie del conte che, per ripicca, fa uccidere suo padre. Bettina si ribella e sposa Titta in gran segreto, mentre gli uomini, convinti da un mago che tali pretese signorili siano oltraggiose, chiedono aiuto agli Alessandrini. Il suono della campana guida la rivolta contro i Conti, mentre le milizie alessandrine si scontrano con le truppe astesi giunte in soccorso dei signori
14 ? VIATOSTO
Colori: bianco e azzurro
Rettore: Roberto Boero
Il Borgo Viatosto ? anticamente detto Ripa Rupta ? si trova all?estremo nord della città, graziosamente raccolto su un colle intorno alla chiesetta della Madonna di Viatosto, intatto, pregevole esempio di romanico. Dal sagrato della chiesa si può godere il singolare panorama della città di Asti. Viatosto, insieme con Don Bosco, ha vinto il Palio nel 1967, 1971 e 1980. Dal 1982 Don Bosco e Viatosto hanno costituito due Rioni distinti.
La messa è finita: una domenica sul sagrato della chiesa di Viatosto
Ite missa est: la messa è finita. E? domenica mattina e la popolazione del Borgo Viatosto si è raccolta in chiesa per la celebrazione. A messa finita il sagrato è il teatro ideale per la rappresentazione di momenti di vita dell?età medievale. Usciti dalla chiesa, i nobili si radunano in piccoli gruppi, da un lato gli uomini, dall?altro le donne: permane la distinzione già presente tra i banchi della chiesa, gli uomini parlano tra di loro di affari, le donne, soprattutto le più giovani, sorridono e lanciano sguardi ai ragazzi che talvolta si avvicinano per offrire loro omaggio, subito scoraggiati dalle più anziane dame di compagnia. Talvolta però qualcuno riesce ad appartarsi e il giovane riesce a rubare un bacio alla damigella. I bambini e la gente del popolo accorrono a vedere un giocoliere che appare poco più in là e che li intrattiene con la sua esibizione?un menestrello canta d?amore: giovani e sognanti ragazze lo stanno a sentire incantate. Si accenna ad una danza. Tutti, distratti dal discorrere e dai piccoli spettacoli, non si accorgono che due giovani ladruncoli stanno derubando le donne dei gioielli e gli uomini dei sacchetti di monete, o delle loro preziose cinture. I due, festeggiano la buona riuscita dell? ?impresa?, bevendo vino e intrattenendosi con due belle popolane
15 ? SAN MARZANOTTO
Colori: blu e oro
Rettore: Antonio Binello
San Marzanotto, borgo arroccato sulle colline a sud della città, al di là del Tanaro, è l?antico ?Sanctum Marcianum de Rocha Sclavina?, ricordato dal cronista astigiano Ogerio Alfieri tra la più antiche località che costituivano il territorio del Comune di Asti nel secolo XII. Fuori dall?odierno abitato, su una collina che si affaccia sulla valle del Tanaro, sorge, a testimonianza dell?epoca medievale, il castello di Belangero, antico feudo della nobile famiglia Asinari. San Marzanotto non ha al suo attivo alcuna vittoria.
1310, Roberto d?Angiò ad asti tra guelfi e ghibellini Correva l?anno 1310, quando Roberto d?Angiò, erede del regno di Sicilia, della Contea di Provenza e del Piemonte, attraversando le città di Cuneo, Mondovì, Fossano, Savigliano, Cherasco, giunse ad Alba, dove si fermò con il suo seguito. Il clima politico astese era, in quei tempi, agitato dalla contrapposizione delle famiglie maggiorenti, che in parte sostenevano Re Roberto ed in parte l?Imperatore Arrigo VII. Questi era appoggiato da Filippo di Savoia, il quale, temendo che gli astesi eleggessero Roberto loro re, si preoccupò di riunire un gran numero di rappresentanti delle famiglie più importanti di Asti decise a rifiutare una eventuale sottomissione di Asti agli Angiò. Gli astesi decisero di inviare otto ambasciatori nella città di Alba per stipulare un?alleanza con il Re, ma ancora una volta il principe Filippo si oppose fermamente. Tuttavia due consoli di Asti, Bonifacio detto Povarino e Sibaudo Solaro detto Carlotto, disobbedirono al Principe, recandosi ad Alba per incontrare Re Roberto e la sua consorte. Furono ricevuti con tutti gli onori ed il 28 luglio 1310 il Re concluse una lega e confederazione con gli astesi, ponendo Asti sotto la sua protezione e impegnandosi a combattere tutti i nemici di coloro che reggevano la città. Analogo impegno assunsero gli astigiani, integrato però dalla promessa di pagare al re ogni anno cento marche di argento ?buono e fine?. Il Borgo San Marzanotto intende rappresentare l?accoglienza festosa tributata dagli astesi a Re Roberto ed alla sua consorte Sancia allorché ?scortati da 40 cavalieri bardati di tutto punto? - come narra Guglielmo Ventura nelle cronache astesi - il 9 agosto 1310 vennero ad Asti, ove rimasero per tre giorni tra festeggiamenti e sontuosi banchetti, prima di ripartire alla volta di Alessandria
16 ?SANTA CATERINA
Colori: rosso e celeste
Rettore: Alex Ferello
Il nome del Rione deriva dalla pregevole chiesa parrocchiale (sec. XVIII) dedicata a Santa Caterina d?Alessandria d?Egitto. Adiacente alla chiesa si ammira la torre rossa o di San Secondo che nella parte inferiore conserva la struttura di porta palatina della cinta muraria di epoca romana. Il primo Palio è stato vinto nel 1970 con il Borgo della Torretta, da cui, successivamente, si è separato. Ha poi vinto nel 2003.
?Medioevo, tempo di simboli: l?albero della vita come immagine dell?animo umano? Epoca della fede, ma anche di superstizione, esoterismo, misticismo, il Medioevo è particolarmente ricco di simboli: questi rappresentano un linguaggio familiare sia per il sapiente che ne conosce la derivazione erudita, sia per il popolo, illetterato ma capace di ?leggere? e interpretare correttamente il significato dei simboli e delle allegorie, come dimostra il fastoso apparato decorativo-simbolico delle chiese romaniche astigiane. Simbolo ricorrente nell?epoca medievale è l?albero della vita, che racchiude in sé molteplici interpretazioni, correlate al desiderio di conoscenza e allo sforzo dell?uomo per elevarsi verso Dio. Numerosi i testi di riferimento, a partire dalla Genesi, in cui esso viene paragonato alla ?Scala di Giacobbe?, che rappresenta il cammino di ascesa delle anime verso Dio; nel testo protocristiano Physiologus l?Albero della Vita è accomunato alla figura del Redentore, mentre in altri bestiari medievali l? Albero è insidiato dal drago che vuole mangiare il suo frutto celeste, ovvero la saggezza dello Spirito Santo ricevuto dall?uomo attraverso i Sacramenti. L?albero è fondamentale nella tradizione cabalistica, di certo familiare alla comunità ebraica attestata in Asti fin dall? anno 812 e che conobbe un aumento significativo a partire dal XIV secolo a seguito delle espulsioni degli Ebrei da Spagna, Provenza e Valle del Reno: i rami dell?Albero della Vita collegano tra di loro le 11 Sephirot o Sfere della Vita, concetti metafisici, attribuzioni ed emanazioni della divinità quali Giustizia, Conoscenza, Sapienza, Forza, Amore, Bellezza, Verità, Eternità. Il corteo rosso-azzurro di Santa Caterina, con una connotazione totalmente allegorica, ricostruisce attraverso le Sfere che compongono l?Albero della Vita un simbolo di particolare pregnanza per la cultura medievale in tutte le sue componenti
17 ? SAN PAOLO
Colori: rosso e oro
Rettore: Silvano Ghia
Il Rione San Paolo, situato al limite meridionale del centro storico, è sicuramente uno dei più estesi ed uno dei più antichi. Già nel 1292 si trova traccia della chiesa di San Paolo che, secondo gli storici, era stata eretta presso il muro di cinta. L?attuale chiesa di San Paolo, da cui prende il nome il Rione, è stata costruita intorno al 1790 in stile corinzio e custodisce, tra l?altro, il Palio che il Rione ha vinto nel 1975, settecentesimo anniversario della corsa. Ha poi vinto nel 1978,1979 e 1993.
I Solaro, nobile famiglia di Asti medievale
Dalla seconda metà del XII secolo e sino a tutto il XIV, con alterne vicende, primeggiò in Asti la nobile famiglia dei Solaro. Tra le più insigni e ricche casate della città, i Solaro furono operosi mercanti e banchieri in Italia e all?estero, dove gestirono dal XIII secolo lucrosi banchi di prestito. Nello stesso tempo esercitarono un rilevante ruolo politico nella città d?origine, guidando dalla fine del duecento lo schieramento guelfo e lottando aspramente contro la rivale fazione ghibellina dei De Castello. I Solaro, stirpe assai numerosa, potevano contare sulla forza di oltre trecento armati , della sola loro gente. Non mancarono quindi a questa prestigiosa famiglia, né l?ascendente politico, né la potenza delle armi, né le ricchezze; ma se per lungo tempo furono arbitri dei destini della propria città, i Solaro non riuscirono tuttavia a sviluppare, come pure avrebbero potuto, un?autentica e duratura signoria su di essa. Il cronista astigiano coevo Guglielmo Ventura, narra che i Solaro ospitavano con signorilità e munificenza nelle loro dimore forestieri e seguaci; grazie inoltre, alle ingenti ricchezze accumulate in tanti anni, acquistarono feudi e castelli nel contado. Il corteo del Rione San Paolo festeggia il ritorno in Asti dei Solaro, avvenuto il 3 maggio 1304, dopo l?amara proscrizione, per buona loro sorte assai breve, seguita agli scontri con la casata avversa dei De Castello. Infatti alla fine vittoriosi, trascorso appena un anno, accompagnati dal nuovo Podestà del Comune astese, Albertone degli Spettini e dal sincero amico Ottone del Carretto, podestà di Alba, città del loro corto esilio, i Solaro rimpatriano, tra l?esultanza e l?acclamazione della popolazione, offerente fiori e vino generoso al suono di allegre ballate
18 ? SAN PIETRO
Colori: rosso e verde
Rettore: Mauro Nivolo
Il Borgo si colloca a est su una antica area suburbana, poco fuori l?antica porta di Santa Maria Nuova. L?elemento indubbiamente più importante del Borgo è il pregevole complesso di San Pietro in Consavia che comprende il Battistero, già chiesa del Santo Sepolcro, la chiesa quattrocentesca e la casa dei cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, attuale sede espositiva e del Civico Museo Archeologico e Paleontologico. San Pietro ha vinto il Palio nel 1968, 1969, 1973, 1983.
L? intraprendenza commerciale dei mercanti astigiani in europa
Nel tardo medioevo, Asti per la sua posizione geografica rivestiva un ruolo significativo nel controllo di vie di comunicazione percorse da flussi commerciali di grande rilievo. I mercanti astigiani poterono così esercitare un?estesa attività di mediazione economica tra i porti mediterranei e i mercati d?Oltralpe, partecipando alle più importanti fiere d?Europa ed in particolare a quella della Champagne (XII e XIII secolo). Qui curavano la vendita di merci rare provenienti dall?Oriente quali spezie, perle, pietre preziose, mentre tessuti e manufatti venivano acquistati e poi rivenduti sui porti mediterranei, in particolare quello di Genova. La grande quantità di denaro contante che derivava da queste operazioni facilitò per il mercante astigiano l?avvio di attività di prestito su pegno. Ne derivarono notevoli profitti e ingenti ricchezze per le principali famiglie dell?aristocrazia mercantile astigiana, quali Allioni, Guttuari, Asinari, Roero, Isnardi, Scarampi, Malabaila e Pelletta, che monopolizzarono la gestione della vita politica cittadina e fecero di Asti una delle città più ricche dell?Italia settentrionale. Il Borgo San Pietro rievoca la partecipazione di mercanti astigiani alla fiera di Troyes, nella Contea della Champagne, dove allestiscono banchi di merci preziose ed espongono manufatti esotici, attorniati da nobili e mercanti locali
19 ? CANELLI
Colori: bianco e azzurro
Rettore: Gian Carlo Benedetti
Il Comune di Canelli, centro spumantiero noto a livello internazionale, si trova a 30 km da Asti. Il paese, dominato dall?imponente mole del castello Gancia, ha il suo fulcro nella produzione vinicola di alta qualità dovuta, sopratuttto, a terreni particolarmente vocati per la coltivazione del vitigno moscato, ?padre? del rinomato Asti Spumante. Canelli ha vinto il Palio nel 1974.
1335: gli Asinari Signori di Canelli
Ricca e potente famiglia del patriziato di Asti, gli Asinari compaiono precocemente sulla scena politica astigiana: le fonti ricordano Rozone, console del comune nel 1197, ma secondo lo storico settecentesco Ardesco Molina fin dal 1154, al tempo della lotta contro Federico Barbarossa, Enrico Asinari era impegnato nel governo della città. Attivi nel commercio a Genova e ad Asti dalla fine del XII secolo, gli Asinari, uomini d?affari tra più capaci del loro tempo, si dedicarono a vaste e importanti operazioni finanziarie in Borgogna, nei Paesi Bassi, nell?attuale Svizzera e, dall?inizio del Trecento, anche nella Germania renana. Le ingentissime fortune derivanti dalle attività finanziarie furono oculatamente reinvestite in patria nell?acquisto di titoli signorili dalle maggiori signorie territoriali del tempo: nel 1254 Raimondo Asinari ottenne la signoria di Dusino per infeudazione del vicario imperiale Manfredi Lancia; Corrado, tesoriere di Savoia, ottenne nel 1275 dai conti di Savoia l?investitura di 1/4 del castello di Virle; nel 1300 Bonomo acquistò il castello di Vesime da Albertino del Carretto, ottenendone l?investitura da Amedeo di Savoia nel 1313. Fu invece il comune di Asti a vendere nel 1341 castello, luogo e pertinenze di Costigliole a Giorgio, Bonifacio, Pietrino e Antonio Asinari, facendone seguire l?investitura. Canelli era già da tempo al centro degli interessi degli Asinari allorché, nel 1335, Alessandro e Bonifacio ne perfezionarono l?acquisto attraverso un accordo con il Comune di Asti e l?assenso della Società del Popolo. A seguito di questa cessione vennero redatti gli Statuti Comunali, la più completa testimonianza sulla storia cittadina del XIV secolo. Il tema del Corteo Storico del Comune di Canelli rievoca l?omaggio simbolico di benvenuto ai nuovi feudatari. Il popolo si presenta con i prodotti delle proprie attività e con i frutti della terra, offrendo ad Alessandro e Bonifacio il pane ed il sale dell?ospitalità, il prezioso vino, i manufatti degli artigiani e del popolo, i capidopera delle arti e corporazioni, i delicati lavori delle donne di casa e delle ricamatrici, pegno di fedeltà ai nuovi signori e augurio di prosperità a tutti i partecipanti alla cerimonia
7 ? SAN MARTINO SAN ROCCO
Colori: bianco e verde
Rettore: Franca Sattanino
Nella parte occidentale della città si stende il Rione San Martino San Rocco che occupa per tre quarti quello che fu il centro antico di Asti dove avevano i loro palazzi le nobili famiglie astigiane dei Roero, Pelletta, Malabayla, Catena; di quest?ultimo casato è ancora possibile ammirare il palazzo che alterna ? come nella maggior parte dei monumenti astigiani ? il cotto e il tufo a ricordare i colori di Asti, il bianco e il rosso. San Martino San Rocco ha vinto il Palio nel 1984 e nel 1985.
22 dicembre 1292, Asti accoglie la nobile famiglia Incisa
Corre l?anno 1292 e il potente Comune di Asti, dopo la vittoriosa guerra contro il marchese del Monferrato Guglielmo VII, mira ad espandere i propri possedimenti, stipulando una pace separata con gli alleati del marchese. I fratelli Albertino e Manfredo, marchesi di Incisa, e i loro cugini Raimondino e Giacomo, hanno fatto atto di sottomissione ad Asti, donando castelli, villaggi e uomini, obbligandosi al pagamento in perpetuo del fodro di 100 lire astesi. da parte sua Asti li dichiara suoi cittadini concedendo loro benefici, privilegi e immunità propri appunto dei cittadini astesi. Li accoglie, infatti, nel Consiglio della prima Credenza e concede loro un sedime di dodici staia, posto fuori dalle mura e situato in parte nel Borgo San Rocco. Il corteo intende rievocare l?accoglienza degli Incisa in Asti da parte dei quattro Savi Rollando Toma, Uberto di Govone, Andrea Laiolio e Corrado Malabaila, rappresentanti del Comune di Asti. Ad essi si accompagnano il podestà Guglielmo Lambertini da Bologna, il notaio del comune Ogerio Alfieri e il vescovo di Asti Oberto III, garante della vicendevole promessa che avverrà sul Santo Vangelo. L?atto di cittadinatico procurerà agli Incisa l?accoglienza nella ?Società del Popolo?, che riveste un importante ruolo nella vita politica della città e che è divisa in quattro sezioni: Albertino viene accolto nella società degli Albi, Manfredo in quella dei Vairi, Raimondino nella società del Borgo e Giacomo in quella dei Vermegi. Seguono le consorti e gli altri membri dell?illustre famiglia, accompagnati dai servitori che trasportano l?occorrente per allestire le nuove dimore
21 ? MONTECHIARO
Colori: bianco e celeste
Rettore: Donato Filomena
Il Comune di Montechiaro, 15 km da Asti in posizione collinare, conserva un pregevole centro storico medievale, con resti di fortificazioni. Poco fuori dall?abitato, su di un poggio, la Chiesa romanica di San Nazario, gemma del romanico, risalente, probabilmente, al XII secolo. Il Comune di Montechiaro ha vinto il Palio nel 1981.
Controversie tra il Capitolo Cattedrale e il comune di Montechiaro nel sec. XIII
Il villaggio di Montechiaro venne fondato il 19 marzo 1200 con la fusione dei borghi di Piesenzana, Mairano e Maresco; su questo territorio già prima della formazione della nuova località esercitava diritti signorili il capitolo della Cattedrale di Asti, che li cedette solo nel 1297. Il 28 marzo di quell?anno, infatti, i canonici cedettero diritti e giurisdizione sugli uomini di Montechiaro, di Piesenzana e delle vicine comunità di Cortanze e Albereto. L?esercizio dei diritti signorili in precedenza era stato oggetto di tensioni tra gli abitanti e il Capitolo della Cattedrale, come testimonia l?intervento del pontefice Urbano IV che, nel 1262, delegò l?arciprete di Savona quale giudice per la soluzione di queste contese. Se ne deduce che durante il secolo XIII Montechiaro, oltre che dalla città di Asti, continuò almeno di diritto a dipendere dal Capitolo astigiano. Il Comitato Palio bianco celeste del Comune di Montechiaro d?Asti rievoca nella sfilata storica questo avvenimento, risalente a oltre 700 anni or sono. Sfilano l?Arciprete di Savona, il Podestà di Montechiaro, nobili, canonici della Cattedrale, il Notaio ed i portacolori

Gruppo del Comune
Il Gruppo del Comune, composto dal Capitano e dal suo seguito a cavallo, apre il corteo storico. I costumi, realizzati su bozzetti dello sceno-grafo astigiano Eugenio Guglielminetti, richiamano i colori della città ed esaltano le funzioni di magistrati e cavalieri che hanno il non facile compito di sovrintendere allo svolgimento della corsa. Il Capitano ed il suo gruppo, infatti, sono i garanti della corretta interpretazione del regolamento; in caso di gravi inottemperanze, possono comminare sanzioni che culminano nell?esclusione del concorrente dalla corsa. Il Carroccio, elemento comunale per eccellenza, chiude il corteo ed è scortato da una schiera di armigeri in rappresentanza dei ventuno partecipanti. Il Carroccio rappresenta gli antichi carri da guerra : tuttavia la sua origine è incerta anche se alcuni storici ne fanno risalire l?utilizzo ai saraceni e ad alcune tribù germaniche. Il termine deriva dal latino medievale ?Carrochium? e significa carro a funzione sia civile sia militare, utilizzato in tutta Italia all?epoca dei liberi comuni. Il Carroccio astese, trainato da tre coppie di candidi buoi, porta, come vuole la tradizione, le insegne della città - croce bianca in campo rosso - il gallo in ferro battuto, simbolo delle libertà comunali ed il Palio, ambito premio del vincitore della corsa. Gli altri premi - la borsa di monete d?argento, gli speroni, il gallo vivo, la coccarda e l?acciuga - precedono il Carroccio e sono portati da altrettanti messi.



Buon Natale e Felice Anno

 
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