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Beppe Fenoglio

Indirizzo: Alba

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Alba, 1 marzo 1922 – Torino, 18 febbraio 1963. Scrittore, partigiano, traduttore e drammaturgo italiano.

Primogenito di tre figli, Beppe nacque ad Alba il 1° marzo 1922 da Amilcare, garzone di macellaio di fede socialista e seguace di Filippo Turati, e da Margherita Faccenda, donna di forte carattere che ambiva per i suoi figli una vita migliore della propria. Nel 1928 il padre riuscì a mettersi in proprio, acquistando una macelleria in piazza del Duomo che gli fornì buoni proventi. Alunno modello e appassionato della lingua inglese, fu lettore vorace e iniziò anche alcune traduzioni, che dovevano rivelarsi le prime di una lunga serie.
Nel 1940 si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università di Torino, che frequentò fino al 1943, quando fu richiamato alle armi e al corso di addestramento per allievi ufficiali.

« Lo spettacolo dell’8 settembre locale, la resa di una caserma con dentro un intero reggimento davanti a due autoblindo tedesche not entirely manned, la deportazione in Germania in vagoni piombati avevano convinto tutti, familiari ed hangers-on, che Johnny non sarebbe mai tornato »
(da “Il partigiano Johnny”)

Dopo lo sbandamento seguito all’8 settembre 1943,  nel gennaio del 1944 si unì alle prime formazioni partigiane. In un primo momento si aggregò ai “rossi” delle Brigate Garibaldi, ma presto passò con gli autonomi o badogliani del 1° Gruppo Divisioni Alpine comandata dal Enrico Martini “Mauri” e della sua 2ª Divisione Langhe, brigata Belbo, comandata da Piero Balbo “Poli” ed operante nelle Langhe, tra Mango, Murazzano e Mombarcaro. Partecipò allo sfortunato combattimento di Carrù e all’effimera esperienza della Libera Repubblica partigiana di Alba, indipendente tra il 10 ottobre e il 2 novembre 1944.

Alla fine della guerra, riprese per un breve tempo gli studi universitari prima di decidere, con grande rammarico dei genitori, di dedicarsi interamente all’attività letteraria. Nel maggio del 1947, grazie alla sua ottima conoscenza della lingua inglese, fu assunto come corrispondente estero di una casa vinicola di Alba. Il lavoro, poco impegnativo, gli permise di contribuire alle spese della famiglia e di dedicarsi alla scrittura.
Nel 1949 comparve il suo primo racconto, intitolato Il trucco e firmato con lo pseudonimo di Giovanni Federico Biamonti, su Pesci rossi, il bollettino editoriale di Bompiani. Nello stesso anno presentò a Einaudi i Racconti della guerra civile e La paga del sabato, romanzo che ottenne un giudizio molto favorevole da Italo Calvino.

Nel 1950 conobbe a Torino Elio Vittorini, che stava preparando per Einaudi la nuova collana “Gettoni”, ideata per accogliere i nuovi scrittori; nella stessa occasione Fenoglio conobbe di persona Calvino (con il quale aveva intrattenuto fino a quel momento solamente una cordiale corrispondenza) e Natalia Ginzburg.
Incoraggiato da Vittorini, riprese La paga del sabato e ne attuò una nuova stesura, ma a settembre abbandonò definitivamente il romanzo per organizzare una raccolta di dodici racconti, alcuni dei quali già inclusi nei Racconti della guerra civile.
Nel 1952 la raccolta di racconti uscì, nella collana “Gettoni”, con il titolo I ventitré giorni della città di Alba. L’anno seguente completò il romanzo breve La malora, pubblicato ad agosto 1954.
Seguì un’intensa attività come traduttore dall’inglese: nel 1955 uscì sulla rivista Itinerari la traduzione de La ballata del vecchio marinaio di Samuel Taylor Coleridge. Iniziò intanto un grosso romanzo sugli anni 1943-1945, che presentò in lettura all’editore Garzanti nell’estate del 1958.
Nell’aprile del 1959 uscì, nella collana “Romanzi Moderni Garzanti”, Primavera di bellezza; firmò con Livio Garzanti un contratto quinquennale sui suoi inediti. Nello stesso anno ricevette il premio “Prato” e iniziò a scrivere un nuovo romanzo di argomento partigiano.
Nel 1961, stimolato da Calvino a raccogliere i suoi nuovi racconti per presentarli al premio internazionale “Formentor”, si mise a lavorare alla raccolta Racconti del parentado; alla firma del contratto con Einaudi, tuttavia, accettò il titolo di Un giorno di fuoco. La pubblicazione fu però sospesa: Garzanti rivendicava i diritti e le due case editrici non riuscirono a raggiungere un compromesso.
Iniziò così a scrivere Epigrammi e una nuova serie di racconti, oltre alla collaborazione a una sceneggiatura cinematografica di tema contadino.

Nel 1960 si sposò civilmente con Luciana Bombardi, che conosceva già dall’immediato dopoguerra, e compì il viaggio di nozze a Ginevra. La moglie gli sopravvisse per quasi 50 anni, morendo solo nel 2012 ad Alba.
La figlia Margherita nacque il 9 gennaio del 1961; per l’occasione, Fenoglio scrisse due brevi racconti, La favola del nonno e Il bambino che rubò uno scudo.

« Sempre sulle lapidi, a me basterà il mio nome, le due date che sole contano, e la qualifica di scrittore e partigiano »
(da “I ventitré giorni di Alba”)

Nell’inverno tra il 1959 e il 1960, in seguito a un esame medico, gli venne accertata un’infezione alle vie aeree, con complicazioni dovute alla forma di asma bronchiale che lo affliggeva ormai da anni che era degenerata in pleurite, a causa dell’eccessivo vizio del fumo.
Nel 1962, mentre si trovava in Versilia per ritirare il premio “Alpi Apuane” conferitogli per il racconto Ma il mio amore è Paco, venne colpito da un attacco di emottisi.
Si trasferì per un breve periodo (settembre e ottobre) a Bossolasco, a 757 metri d’altitudine, dove trascorse il tempo leggendo, scrivendo e ricevendo la visita degli amici. Ma presto per un aggravamento della malattia fu ricoverato in ospedale, prima a Bra e poi alle Molinette di Torino, e gli venne diagnosticato un cancro ai bronchi. Ogni cura risultò inutile: in pochi mesi lo scrittore peggiorò irreversibilmente.
La morte lo colse, dopo due giorni di coma, la notte del 18 febbraio 1963; venne sepolto nel cimitero di Alba con rito civile, con poche parole dette sulla tomba dal sacerdote don Natale Bussi, amico ed ex professore di liceo.
Il suo romanzo più noto, Il partigiano Johnny, fu pubblicato postumo nel 1968.

Opere

  • I ventitré giorni della città di Alba, Einaudi, Torino, 1952
  • La malora, Einaudi, Torino 1954
  • Primavera di bellezza, Garzanti, Torino, 1959

Postume

  • Un giorno di fuoco, Garzanti, Milano, 1963
  • Una questione privata, Garzanti, Milano, 1963
  • Il partigiano Johnny, Einaudi, Torino, 1968
  • La paga del sabato, a cura di Maria Corti, Einaudi, Torino, 1969
  • Un Fenoglio alla prima guerra mondiale, Einaudi, Torino, 1973
  • La voce nella tempesta, adattamento teatrale di Cime tempestose, a cura di Francesco De Nicola, 1974
  • L’affare dell’anima e altri racconti, Einaudi, Torino, 1980
  • La sposa bambina, tratto dalla raccolta “Un giorno di fuoco”, Einaudi, Torino, 1988
  • L’imboscata, Einaudi, Torino, 1992
  • Appunti partigiani 1944-1945, a cura di L. Mondo, Einaudi, Torino 1994
  • Quaderno di traduzioni, a cura di Mark Pietralunga, Einaudi, Torino, 2000.
  • Lettere 1940-1962, a cura di Luca Bufano, Einaudi, Torino in collaborazione con la Fondazione Ferrero di Alba, 2002
  • Una crociera agli antipodi e altri racconti fantastici, a cura di Luca Bufano, Einaudi, Torino, 2003
  • Epigrammi, a cura di Gabriele Pedullà, Einaudi, Torino, 2005
  • Tutti i racconti, a cura di Luca Bufano, Einaudi, Torino, 2007

Itinerarari Fenogliani ad Alba
Mango il paese del partigiano Johnny 

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