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Gli antichi mestieri tramandati dalle Eccellenze Artigiane nel territorio piemontese

ultimo aggiornamento: 05/07/2009

il Vetro

Agli inizi del '900 le arti decorative conoscono un periodo di particolare rilancio e trovano il modo di esprimere i loro suggerimenti e le loro proposte innovative attraverso la creazione di una molteplicità di manufatti di grande gusto e raffinatezza.Le lavorazioni della ceramica, dei gioielli, dei tessuti, dei metalli e di altri materiali raggiungono risultati di straordinaria bellezza e suggestione. Nella lavorazione del vetro uno di questi risultati è costituito dalla vetrata artistica che ben presto si impone come componente d'arredo particolarmente apprezzato da architetti e progettisti del tempo per la costruzione delle dimore borghesi. E' una tendenza che coinvolge più marcatamente alcuni Paesi europei e gli Stati Uniti: in Italia, città come Milano, Torino, Firenze, Roma, Venezia diventano sedi di attività artigianali, dedite alla costruzione di vetrate, di importanza storica. Le tracce lasciate da questo rinnovamento stilistico in Piemonte sono più che evidenti e particolarmente diffuse nel capoluogo regionale. "Torino è piena di vetri colorati. Basta percorrere uno dei bei corsi alberati, costruiti alla fine dell'Ottocento, Re Umberto, Regina Margherita, Duca degli Abruzzi, Vittorio Emanuele, entrare negli ampi androni, salire pochi gradini delle scale odorose di cera per ammirare, magari giù sulla porta del cortile, la luce scomposta nel prisma multicolore di una vetrata artistica. Nel palazzo, ogni finestra è protetta dalla troppa luce e dai rumori della strada da un contro-vetro di simile fattura, in elegante stile Art Decò. L'epoca tra Otto e Novecento segna uno dei momenti più alti nell'antica arte del vetro.". Occorre, infatti, risalire all'Alto Medioevo per ritrovarla applicata alla costruzione di questi manufatti che contribuivano ad accrescere la maestosità e la solennità di chiese e cattedrali. "Le vetrate in funzione decorativa ed ornamentale, la cui origine si deve all'Oriente, furono adottate in Europa in seguito alle invasioni arabe tra il IX ed il X secolo e vennero a trovare un diffuso e crescente utilizzo nelle numerose cattedrali costruite sotto l'impulso religioso avutosi attorno all'anno 1000. E' nel XII secolo che la vetrata raggiunge il suo massimo sviluppo, soprattutto nel Paesi del Nord Europa e in particolare in Francia dove la zona del Reno diviene un tradizionale e qualificatissimo centro di tale produzione. Risalgono, infatti, a quel periodo alcuni dei massimi capolavori in questo campo come le famosissime vetrate delle cattedrali di Notre Dame a Parigi e di Chartres in Francia o quelle del Duomo di York in Inghilterra. Anche in Italia, dove le più antiche vetrate sono considerate quelle della Basilica di S. Francesco ad Assisi, realizzate attorno alla metà del 1200, l'arte vetraistica conoscerà un costante sviluppo particolarmente nelle regioni del Centro e del Nord ed avrà, a partire dal XV secolo, uno dei suoi massimi centri in Milano dove, nell'ambito della costruzione del Duomo, verrà a crearsi una vera e propria scuola di pittura vetraria che avrà notevole influsso su tutta la produzione dell'Italia settentrionale. Nel XVI secolo, con l'avvento della Riforma, inizia per l'arte della vetrata un lungo periodo di decadenza che una serie di eventi e di circostanze contribuirà successivamente a protrarre fino ai primi decenni dell'800... Proprio a queste famose vetrate del Duomo (di Milano), o per meglio dire, all'opera del loro restauro, si deve fare riferimento, volendo individuare l'inizio della rinascita dell'arte della vetrata in Italia nel nostro secolo ('900)... Sempre nell'ambito milanese vennero ad operare, a partire dai primi decenni del secolo, alcune manifatture ed artisti che seppero sviluppare con originalità e perizia le moderne tendenze dell'arte della vetrata che, con il diffondersi del Liberty, conobbe una stagione particolarmente felice nelle svariate applicazioni di cui esse furono oggetto per le loro particolari caratteristiche decorative.". Vale la pena ricordare che "mai come nel periodo compreso tra la seconda metà dell'Ottocento e i primi trent'anni di questo secolo ('900) si è lottato per far perdere alle cosiddette arti minori (le arti decorative, appunto) il loro complesso di inferiorità. E' noto quanto importante sia stata, per la rivalutazione dell'artigianato, l'opera di William Morris e delle Arts and Crafts, ma va sottolineato che i risultati maggiori si ottennero proprio a cavallo tra i due secoli, a partire cioè dall'ultimo ventennio dell'Ottocento fino al 1910 circa. Gli anni seguenti non faranno che raccogliere quanto "seminato" in precedenza. In questo periodo, comunemente chiamato Liberty oppure Art Nouveau, vediamo rifiorire la maggior parte delle "guilds", corporazioni artigianali, in Inghilterra; si instaurano preziosi contatti tra queste e il nascente Jugendstil austriaco con conseguenze di enorme importanza...". Si deve a Emile Gallè e alla Scuola di Nancy in Francia la rinascita in questo periodo del vetro artistico che avrà ampie ripercussioni in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, i lunghi e attenti studi di Louis Comfort Tiffany sulla colorazione del vetro e su tutte le varietà possibili delle irridescenze metalliche portano alla realizzazione dei cosiddetti "favrile glasses", di splendide lampade e di coloratissimi paralumi, di suggestive vetrate legate a piombo. In Inghilterra manifatture come la Stevens & Williams, la Thomas Webb & Sons, la James Couper & Sons, la Whitefriars, per citarne alcune, elaborano nei loro laboratori stili e soluzioni decorative inconfondibili. In quegli stessi anni si sviluppa una corrente stilistica denominata Art Decò, contrapposta al Liberty, del quale rifiuta le forme naturalistiche e floreali, che si afferma in particolare in Germania e in Austria grazie al lavoro di alcune associazioni artigiane. "Ispirandosi all'Arts and Crafts Movement inglese e alla linearità geometrica di Mackintosh, queste associazioni propongono una produzione stilisticamente sobria, semplice (anche nella scelta dei materiali), teoricamente adatta perciò alla riproduzione su vasta scala, ma poiché‚ contemporaneamente esse si fanno promotrici di una lavorazione di tipo artigianale, molto accurata e in massima parte manuale, finiscono per scontrarsi con inevitabili difficoltà economiche... Questo ritorno, sotto nuove forme, dell'ispirazione classica è riscontrabile soprattutto in Francia, dove l'Art Decò si sviluppa maggiormente e dà i suoi frutti più raffinati, e in Italia, dove attinge alle radici della cultura nazionale, ma è presente quasi ovunque nella produzione degli Anni Venti e Trenta. Agli intenti di larga diffusione perseguiti, anche se con scarso successo, dall'Art Nouveau, il Decò contrappone una produzione volutamente limitata (spesso risolta nel pezzo unico), accurata, riservata ad un numero ristretto di clienti, e propone una scelta di materiali preziosi ed insoliti. Con queste premesse è ovvio che la necessità di una produzione su scala industriale, che si affida perciò ad un "design" pulito, atto alla riproduzione meccanica, decreta la fine dell'Art Decò...". In Francia gli esponenti più noti di questa corrente stilistica sono René Lalique che, tra il 1920 e il 1939, introduce nel settore svariati mezzi tecnici (lavorazioni meccaniche, incisioni ad acido etc.), utilizzati per arrivare a una produzione su scala industriale di una grande quantità di manufatti e ripresi anche dai fratelli Daum, da Maurice Marinot e altri. Come si diceva in precedenza, il fascino di queste nuove proposte stilistiche dà origine a importanti attività manifatturiere nel settore della costruzione di vetrate artistiche in molte città italiane. Anche a Torino, nel 1899, viene fondata la "Albano & Macario" dove si formerà gran parte di quelle qualificate maestranze che negli anni successivi opereranno nei numerosi laboratori che via via sorgeranno nella città. Tra gli altri, la ditta "Abrate" fondata attorno al 1920 o quella del tedesco Ihorgher che, nei pochi anni della sua attività, saprà distinguersi per l'ottimo impiego della tecnica della pittura a rilievo, ed ancora il laboratorio dello Janni (1923), che reduce dalla Francia, dove ha appreso il mestiere, chiama a collaborare il pittore Claudio Viale, già dipendente della "Albano & Macario", il quale diverrà poi contitolare della nuova ditta che si specializzerà nelle vetrate d'arredamento e per mobili ed avrà un notevole sviluppo venendo a contare nel 1929 una trentina di operai, pittori e legatori come Paolino Rocca che, seguendo l'esempio di altri, fonderà a sua volta un proprio laboratorio tuttora attivo a Torino.".

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