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Gli antichi mestieri tramandati dalle Eccellenze Artigiane nel territorio piemontese

ultimo aggiornamento: 05/07/2009

il Caffè

La diffusione del caffè in Medioriente (Arabia, Yemen, Siria, Egitto), che in arabo antico era denominato “qahwah”, risale al secolo XIV. Esso veniva prevalentemente consumato in botteghe variopinte tra l’ascolto della musica e lo svolgimento di giochi tipici popolari.Nonostante i divieti delle autorità per le sue proprietà eccitanti e stimolanti, la bevanda raggiunse una diffusione così ampia da divenire popolare nel restante mondo arabo. Durante il regno di Solimano il Magnifico (XVI secolo), il caffè giunse a Costantinopoli, alle porte dell’Europa, dove incontrò la stessa fortuna chiamandosi “quahvé”. Il caffè fece la sua comparsa in Europa nella seconda metà del Seicento in seguito alla sconfitta e alla cacciata dei Turchi da Vienna. La sua iniziale diffusione si deve ad un certo Kolschitzky, un polacco vissuto a lungo in Turchia, che riuscì a farsi consegnare i sacchi di chicchi neri lasciati negli accampamenti ottomani. Il successo (non immediato) della bevanda nella capitale austriaca aumentò progressivamente con l’apertura delle prime botteghe del caffè e con la somministrazione di varianti che prevedevano l’aggiunta di miele e di latte. Il risultato era molto simile all’attuale cappuccino. In Italia giunse a Venezia quale bevanda per ricchi venduta in farmacia. In pochi decenni si moltiplicarono le “caffetterie” e, nel 1763, nel capoluogo lagunare se ne contavano ben 218. La sua diffusione si scontrò con l’opposizione della Chiesa ma pare che Papa Clemente VIII dopo averne assaggiato una tazza non lo ritenne “bevanda del diavolo” e la sua approvazione ne moltiplicò il consumo. In Piemonte, nel XIX secolo, sorsero i primi locali dove era possibile gustare caffè e, contemporaneamente, si assistette alle prime rielaborazioni della primitiva ricetta. Una di queste prevedeva l’aggiunta di cioccolata e di crema di latte e la somministrazione in piccoli bicchieri di vetro: nasceva così il “bicerin”, una bevanda corroborante ed aromatica che in poco tempo si impose come bevanda ufficiale del capoluogo piemontese, da consumare, inizialmente, nei locali più alla moda, quali Fiorio, Nazionale, San Carlo e Diley, e, successivamente, diffondersi anche in altri café come bevanda popolare e accessibile a tutte le classi sociali. Nel prezzo di 15 centesimi, bloccato da metà Ottocento fino al 1913, si aveva diritto ad un biscotto da intingere, il cosiddetto ”bagnato”. A Torino, nel 1895, in via San Tommaso 10, in una piccola bottega del centro storico, Luigi Lavazza, monferrino di Murisengo, aprì la sua prima drogheria con torrefazione. fonte: Regione Piemonte Con la LR21/97 la Regione Piemonte assegna un ruolo importante all'Artigianato Artistico e Tipico di Qualità per salvaguardare e rilanciare lavorazioni artigianali di antico prestigio che, pur nel rispetto della tradizione, possano reinterpretare il passato attraverso le tendenze culturali ed estetiche del presente.

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