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Davide Lajolo e il suo Museo

Indirizzo: Vinchio, Piazza S. Marco

Sito

Ora: Sabato 16-18, Domenica 10-12, Lunedì - Venerdì rivolgersi in Municipio 0141.950.120 o al 348.733.616.0

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Vinchio, 29 luglio 1912 – 21 giugno 1984, partigiano, deputato e scrittore

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Nato a Vinchio “nella stagione del grano biondo”, da una famiglia contadina, segue gli studi classici in collegi salesiani. Reduce dalla guerra di Spagna, illuso dalla mistica della rivoluzione fascista, conosce gerarchi del regime e inizia la sua attività giornalistica a Il Corriere adriatico di Ancona. Progetta una rivista di poesia Glauco. Come ufficiale dell’esercito, partecipa alle guerre di Grecia e d’Albania. Anche sui campi di battaglia, continua a scrivere, soprattutto poesie di rifiuto della morte e della guerra e di fedeltà ai giovani commilitoni caduti. Ritornato a Vinchio, dopo l’8 settembre 1943, prende la tormentata decisione di “voltare gabbana” e di organizzare la guerriglia partigiana sulle sue colline, assumendo Ulisse come nome di battaglia. Traccia della sua conversione si trova in Classe 1912 (1945), ristampato nel 1975 e nel 1995 con il titolo A conquistare la rossa primavera e ne Il voltagabbana (1963).

Subito dopo la Liberazione, va a fare il giornalista a L’Unità di Torino, di cui diventa in breve tempo caporedattore. Dal 1947 si trasferisce, come vicedirettore, a L’Unità di Milano e dal 1949 al 1958 ne è direttore. Rimarrà sempre legato al mondo del giornalismo, fondando il giornale sportivo Il campione, dirigendo negli anni ’70 Giorni-Vie Nuove, collaborando assiduamente a quotidiani e settimanali. Per molti anni è condirettore con Giancarlo Vigorelli della rivista Europa letteraria. Nel 1958 viene eletto deputato per il partito comunista e lo sarà per tre legislature, assumendo la responsabilità di questore della Camera dei Deputati e di componente della Commissione di Vigilanza della RAITV.

Nel 1960 dà alle stampe la fortunata biografia di Cesare Pavese, Il vizio assurdo, tradotto in molte lingue, e poi, tutti i suoi libri più noti: I mè, Il voltagabbana, Veder l’erba dalla parte delle radici (Premio Viareggio 1977), le biografie di Fenoglio e di Di Vittorio, Il diario 24 anni (1945-1969), Il merlo di campagna e il merlo di città, Gli uomini dell’arcobaleno, dedicato ai suoi amici pittori. Ha anche svolto un’intensa attività di consulente editoriale per le case editrici Rizzoli, Sperling e Kupfer, Frassinelli.

Ha chiuso la sua vita, vissuta come un’epopea, il primo giorno d’estate, il 21 giugno 1984. E’ sepolto nella tomba di famiglia, nel cimitero di Vinchio.

IL MUSEO “VINCHIO E’ IL MIO NIDO”

Museo Davide Lajolo - Vinchio è il mio nidoMuseo multimediale sulle opere e la personalità di Davide Lajolo
Chi entra nella sala dedicata a Davide Lajolo all’interno del Centro culturale, che ospita anche la biblioteca comunale, ha l’impressione che lo scrittore stesso racconti la sua vita e le sue opere.
Vinchio è il mio nido è una frase famosa dello scrittore che parla del suo paese: “Vinchio è il mio nido ci sono nato nella stagione del grano biondo…” e il Museo è un viaggio di memoria autobiografica dello scrittore, di memoria familiare, di quella degli amici, di quella della comunità vinchiese.
Il ricordo conservato dopo la sua morte è quello avventuroso ed affascinante di un uomo che ha attraversato il mondo, rimanendo sempre innamorato del suo piccolo paese nel Monferrato, che Lajolo ha sempre messo in dialogo con la passione per la politica e la poesia in un abbraccio unico dei suoi contadini con gli operai di Milano, con i cinesi di Mao Tse Tung, con gli artisti, con gli scrittori.
Le guerre fasciste e la Resistenza, il lavoro da giornalista, il ruolo da deputato, l’amore per l’arte e la scrittura scandiscono le fasi della vita di Lajolo e sono gli elementi caratterizzanti del Museo nel rappresentare la grande vitalità, il caloroso rapporto con la gente, la curiosità intellettuale sempre rinnovata, il senso dell’amicizia, l’impegno politico da vivere con le masse. Una vita vissuta di corsa quella di Davide Lajolo “Ulisse” e poi ripensata attraverso la scrittura, quasi una riappropriazione di senso attraverso la riflessione autobiografica e la trasposizione letteraria.
Il Museo è dunque strutturato come montaggio di fotografie, lettere, poesie, con molti documenti inediti, su sfondi significativi e familiari allo scrittore. La scelta è stata quella che fosse Lajolo stesso a raccontarsi, a commentare situazioni, avvenimenti, personaggi. Ne emerge un percorso biografico che è anche la storia della sua generazione, chiamata a scelte epocali, dove vi sono traccia di eventi storici fondamentali che Lajolo ha vissuto in prima persona.
La ricostruzione multimediale è stata possibile perché la moglie Rosetta Lajolo ha messo ordine nel disordine del marito: ha catalogato la biblioteca, ha conservato l’archivio cartaceo, audiovisivo, fotografico, le collezioni, così che, anche se morta prima di lui, ha continuato ad assolvere alla sua funzione di affettuosa protezione nei confronti di Davide.

SEZIONI DEL MUSEO:
I MÉ: La mia gente mi sta dentro come le piante, l’erba verde, le colline, il sole rosso al tramonto

IL PARTIGIANO: dopo i mesi neri dell’attesa, dopo i giorni della liberazione, questa terra era nostra davvero, perché l’avevamo amata fino allo spasimo

IL GIORNALISTA: passo le notizie per il giornale di domani, è come se potessi sgranare il mondo con le dita

IL NIDO:Vinchio è il mio nido, vi sono nato nel tempo del grano biondo

IL DEPUTATO: nell’aula di Montecitorio si fa storia di parole

IL DEPUTATO: ho faticato con la fantasia sin da bambino, costruito castelli e non tutti in aria, perché li ho costruiti con la terra fertile della mia campagna

STELE DI NAZARIO: A Davide Lajolo “DIFENSORE DI POESIA E PANE”

All’aperto, il museo “Vinchio, la sua terra, la sua gente

 

Bibliografia:

  • Bocche di donne bocche di fucili, Osimo, Barulli, 1939.
  • Nel cerchio dell’ultimo sole, Genova, Emiliano degli Arfini, 1940.
  • I corsivi di Ulisse, Milano, La nuova cultura, 1953.
  • Quaranta giorni quaranta notti, Milano, Ceschina, 1955.
  • Il “vizio assurdo”. Storia di Cesare Pavese, Milano, Il Saggiatore, 1960.
  • Il Voltagabbana, Milano, Il Saggiatore, 1963.
  • Come e perché, Milano, Palazzi, 1968.
  • Cultura e politica in Pavese e Fenoglio, Firenze, Vallecchi, 1970.
  • Poesia come pane, Milano, Rizzoli, 1973.
  • I rossi, Milano, Rizzoli, 1974.
  • Finestre aperte a Botteghe Oscure, Milano, Rizzoli, 1975.
  • I mé, Firenze, Vallecchi, 1977.
  • Veder l’erba dalla parte delle radici, Premio Viareggio 1977, Milano, Rizzoli, 1977.
  • Fenoglio. Un guerriero di Cromwell sulle colline delle Langhe, Milano, Rizzoli, 1978.
  • Il volto umano di un rivoluzionario. La straordinaria avventura di Giuseppe Di Vittorio, Firenze, Vallecchi, 1979.
  • Conversazione in una stanza chiusa con Leonardo Sciascia, Milano, Sperling & Kupfer, 1980.
  • Ventiquattro anni, Milano, Rizzoli, 1981.
  • Su fratelli su compagni, Cuneo, L’Arciere, 1983.
  • Il merlo di campagna e il merlo di città, Milano, Rizzoli, 1983.
  • Conversazione in una stanza chiusa con Mario Soldati, Milano, Frassinelli, 1983.
  • Parole con Piero Chiara, Milano, Frassinelli, 1984.
  • Gli uomini dell’arcobaleno, Parma, Augusto Agosta Tota Editore, 1984.
  • Il partigiano Johnny, a cura di Roberto Mosena, Cisu, Roma 2006
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