Bra, dal 18 al 21 settembre 2015 L’ARCA DEL GUSTO PASSA DA CHEESE

Manifestazione internazionale a cadenza biennale, organizzata da Città di Bra e Slow Food Italia; evento dedicato alle forme del latte che ha dato il via a una rete internazionale di casari e artigiani che ogni due anni presentano i loro prodotti, incontrano i co-produttori, discutono vecchie e nuove sfide del mestiere, si confrontano su normative e prospettive offerte dal mercato.

Il Mercato dei Formaggi è il cuore della manifestazione, con centinaia di produttori italiani e stranieri. Piazza Roma ospita la Via degli affinatori, dove ogni due anni si incontrano i protagonisti, provenienti da tutto il mondo, della rete spontanea nata proprio a Cheese.
Nella Piazza della Resistenza Casearia sono ospitati i produttori dei Presìdi italiani del gruppo d’acquisto organizzato da Slow Food, pastori e casari che con tenacia resistono alle difficoltà del mestiere.

Ospiti d’onore di Mercato, Gran Sala e Laboratori del Gusto, i Presìdi Slow Food rappresentano due continenti (Europa e Africa) e decine di nazioni, con piccole produzioni mai presentate a Cheese da Italia, Svizzera, Macedonia e Francia.

Spazio al confronto e all’approfondimento con i Laboratori del Latte dove esperti e operatori del settore declinano le parole chiave latti, mestieri, territori e il pubblico può conoscere esperienze nuove, come quella dei piccoli caseifici aziendali europei che si sono collegati per risolvere al meglio alcuni punti critici della produzione.

Ricca di attività è l’area Slow Food Educa. Tra le varie proposte, il Master of Food sulla mozzarella per scoprirne tutti i segreti, dalla dimostrazione di filatura all’assaggio, e i percorsi del gusto rivolti alle scolaresche, condotti dagli studenti secondo il metodo della peer education, in cui i giovani si confrontano fra loro, contando sulla collaborazione di adulti esperti.

Occasioni imperdibili per gustare specialità locali e internazionali in ambienti di prestigio, i 13 Appuntamenti a Tavola portano Cheese in dimore storiche e ristoranti di Langa e Roero. La visita a Cheese si completa con una sosta presso i tanti punti ristoro: le Cucine di strada per un tour della penisola con spuntini veloci nel segno della tradizione, i Chioschi Degustazione, dove assaggiare comodamente seduti la cucina di diverse regioni italiane, e la Piazza della
Birra con i birrifici selezionati dalla guida alle Birre d’Italia di Slow Food Editore.

Nelle etichette dei formaggi di capra, pecora, vacca; quando non viene utilizzato un generico latte, ma a questo si associa il nome di una razza autoctona. Nei racconti di casari e alpeggiatori, che affrontano le difficoltà del loro lavoro
continuando a tramandare tradizioni antiche, costruite a partire da esigenze climatiche, economiche, geopolitiche e diventate nel tempo patrimonio di saperi. E infine, nei dibattiti con esperti e ricercatori che dialogano con il pubblico sulle difficoltà della produzione e le incongruenze del mercato; nella bontà dei pascoli e nella fatica della transumanza.
Va riconosciuto senza dubbio alla Francia il merito di aver saputo difendere più di altri le produzioni a latte crudo; promuovere i mestieri, istituendo premi come il Meilleur Ouvrier de France, prestigioso riconoscimento per gli artigiani francesi; valorizzare i territori, creando veri e propri cru del formaggio.
Tutto questo si può trovare a Cheese costruendo il proprio plateau in Gran Sala, acquistando tra le bancarelle del Mercato e ai Presìdi, degustando nei Laboratori del Gusto, imparando ai Master of Food, approfondendo nei Laboratori del Latte.
La produzione lattiero-casearia deve ancora affrontare molte sfide e Cheese 2011 ne lancia due.
Quella sul futuro dei mestieri artigianali, il cui simbolo è la Piazza della Resistenza Casearia, dove i giovani dei Presìdi italiani che hanno deciso di superare le difficoltà puntando sulla qualità assoluta, portano la loro testimonianza presentando micro produzioni a rischio di estinzione che il pubblico di Cheese è chiamato a sostenere.
E l’appello ai produttori, affinché vadano oltre l’etichetta, oltre a quel latte, caglio, sale corretto per legge ma che poco riconosce all’insieme di fattori che fanno di un prodotto caseario qualunque un vero formaggio. L’etichetta che ci piace è quella della qualità come racconto, in cui le razze sono fattore distintivo fondamentale e non elemento della produzione, il casaro diventa protagonista grazie alle sue scelte, il luogo di produzione ha un nesso con i pascoli e
l’alimentazione e, infine, il consumatore, chiamato a conoscere e condividere il processo, diventa co-produttore.