dal 29 Aprile al 13 Maggio, alla Casa dell’Artista di Portacomaro

I lavori di Mario Ingrosso hanno fatto il giro del mondo; famosi i suoi volti divenuti ormai un classico della fotografia reportage. Da Tokyo a New York, da Parigi a Milano, nell’ambito di importanti mostre fotografiche e gallerie,

Ingrosso firma opere d’arte. Ragnatele di rughe, intagli nel legno, smorfie dignitose  di donne che ispirano ancora bellezza. Ritratti memorabili di donne del sud, colme di un fascino antico e severo. Le donne di Frusci, Apricena ne sono esempio eloquente. Ingrosso ci fa sentire la loro storia, mostra l’avvenenza nascosta da scialli, foulard e lunghe gonne. Bimbe e donne in età da marito, appoggiate allo stipite corroso della porta e anche vecchie, tutte belle e stupefacenti, interpreti di vite antiche.

E poi bambini che si rincorrono per le vie di Pisticci nel 1964 con la macchinetta per lo spray anti zanzare.  I suoi servizi diventano storia e racconto di sconvolgimenti sociali.

Molte delle sue immagini, soprattutto quelle del periodo “neorealista” sono autentici capolavori.

Poi l’obiettivo si è spostato e ha ripreso altri soggetti. Non più la riarsa corona di colline attorno a Pisticci né l’eterna attesa di muli e asini sulla piazza dei mercati del Sud ma l’architettura di paesaggi cittadini, industriali e commerciali. Il rigore delle linee, la nuova geometria del disegno creano habitat diversi, realizzati dal vetro cemento, dall’alluminio e dal cristallo.

Sono i nuovi paesaggi e il dedalo moderno non privo di suggestione e di eleganza. Qui non si raccoglie fieno, non si va in processione col santo, né i mocciosi giocano per strada, i porcelli non vanno più al macello.  Qui domina il futuro senza compromesso. Il contrasto fra tradizione e modernità, fra dimensione agreste e industriale è più stridente, clamoroso. In questi paesaggi, nel loro ambito asettico e formalmente elegante l’uomo viene inghiottito dalla struttura, diventa funzione del paesaggio. E la sua assenza stride e fa riflettere.

Nelle sue immagini non ci sono forzature estetiche né interpretazioni. L’immagine è cronaca, è il reale, ciò che si vede, senza cornice alcuna. La grandezza di questo genere di fotografie risiede nella loro autenticità. In una realtà che si lascia cogliere sono i visi che parlano, le indimenticabili sequenze di paesini del sud, di volti di donne e bambini. Un’Italia intensa, vera, tradizionale. Ingrosso è riuscito a cogliere l’essenza di quel mondo, crediamo definitivamente perduto. La poesia di Ingrosso ha la robustezza della cronaca, della vita quotidiana; di vite vere che narrano la Storia.

Mario Ingrosso fotografa ancora oggi e continua a stupire regalandoci emozioni.  La sua è una vocazione senza equivoci, espressa attraverso una vita di lavoro dietro macchina fotografica, obiettivi e camera oscura. Parecchie delle sue opere, infatti, provengono dal suo laboratorio di stampa.

Fare reportage non è semplice. Occorrono capacità di analisi, sintesi, sensibilità, discrezione e un minimo di sfrontatezza. Tutte doti che i veri reporter posseggono nel loro bagaglio. Ma nei lavori di Ingrosso c’è qualcosa in più. C’è una trama che si fa soggetto autonomo e poi storico.

C’è l’introduzione al riarso paesaggio di Pisticci con le sue colline bruciate e la geometrica sequenza di case tutte eguali, c’è lo svolgimento di un’indagine  sempre prudente, che rifiuta effetti speciali.

C’è la realtà così com’è, anzi, com’era, di un’Italia ancestrale, tradizionale nel senso più profondo; la fissità degli sguardi dei villani, sulla soglia delle case di Frusci, rotti dalla fatica, quasi mitici, nel richiamo di un tempo sempre eguale a se stesso.

È ancora il caso del dio Vulcano che affiora nell’antro della sua fucina sotto le spoglie di un fabbro – si era a Miglionico nel 1963.

Nonna e nipotina che preparano la conserva: e qui lo scatto assume il valore di un ritratto psicologico; ritratto di ambiente, storia, un quadro di relazioni  parentali ben definite come per il gruppo di donne di tutte le età sull’uscio sgangherato della loro abitazione. Stanno pulendo peperoni e melanzane, Accadeva nel 1955 in un paesino della Puglia. I vecchi contadini con la coppola che fanno salotto a Monte Sant’ Angelo nel 1963. Volti consumati, sornioni, ricchi di vita trascorsa, ancora pieni di vitalità. E poi davanti alle facce scavate nel legno di alcune donne si rimane allibiti. Hanno una forza evocativa potente, che racconta le fatica della carne, lo sforzo sempre uguale, durissimo di vite trascorse sui campi a zappare, seminare, mietere e raccogliere. E poi bambini che si rincorrono per le vie di Pisticci nel 1964 con la macchinetta per lo spray anti zanzare.

Non sappiamo se l’uomo che sputa fuoco e che spezza catene sia un immigrato di quelle terre, molto probabilmente sì.

Le immagini dei clown del circo Darix Togni risalgono a poco prima la distruzione del circo stesso provocato da un incendio.  Fantasmi, testimoni di mondi svaniti.

Decine sono i servizi realizzati da Mario Ingrosso a documentare luoghi, momenti di festa, processioni e sagre. Al centro c’è sempre l’uomo e il suo ambiente, trattati con eguale sensibilità e rispetto, senza indulgere a effetti speciali o a riprese spettacolari. È la forza della grande fotografia documentario, che preferisce far parlare il soggetto, in tutta la sua originalità.

Questo e altro ancora ci dice la fotografia di Mario Ingrosso che si dipana attraverso immagini di straordinaria suggestione ed espressività. Una lezione di stile, di grande fotografia, con servizi che comprendono i raduni dei figli dei fiori e le ricerche dentro gli scheletri delle fabbriche abbandonate del nord.

Mario Ingrosso nasce ad Asti nel 1935, risiede a Milano. Inizia a fotografare negli anni Cinquanta partecipando a diverse mostre nazionali e internazionali, riscontrando immediato successo. Partecipa all’esposizione nel 1960 alla sesta biennale internazionale di Pescara. Espone  fotografie in bianco e nero presso mostre collettive in numerose città italiane, a Bruxelles e Berlino.

Ha collaborato con Edizioni PERUZZO, Touring Club Italia, editrice BONECHI,  SE.DI. CO Libraria di Lorenzo Fornaca, PERUZZO, Bell’Italia. Diversi i portfolio pubblicati da Pentax Family  Tutti FOTOGRAFI.

Numerose sue immagini si trovano presso le gallerie KEIT DE LELLIS NEW YORK – STEVAN KASHER  NEW YORK – MUSEO DELLA FOTOGRAFIA DI SAN DIEGO CALIFORNIA -  MUSEO DI ARTE MODERNA DI HOUSTON, questo museo dispone di decine di immagini sulla festa di San Rocco a Tolve nel sud Italia,  UNIVERSITA’ DELLA PENNSILVANYA,  al CENTRO DELLA FOTOGRAFIA D’AUTORE di  BIBBIENA sono custodite decine di sue fotografie in bianco e nero.  Dal 2004 numerose sue immagini in bianco e nero fanno parte della mostra itinerante sul NEOREALISMO ITALIANO. Nel marzo 2010 espone alla MOSTRA INTERNAZIONALE  PERLE DI CARTA A TORINO.

Le sue fotografie hanno inspirato il tema vincitore, redatto da Edoardo Simone Paluan, del prestigioso Robert F. Kennedy Europe High School and University Journalism Award 2011. Un servizio ambientato in un campo Rom di Milano.

La mostra, curata da Michele Formiglio ed Edoardo Simone Paluan, sarà visitabile in orario pomeridiano, dalle 15,30 alle 18,30

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