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Langhe e Monferrato
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I nostri prodotti tipici:

 

La "dieta astigiana" è formata da cibi e vini che un'antica tradizione ha confermato quali i più equilibrati tra quelli ottenuti dalle materie prime agricole.

 

Le colline del Monferrato sono famose in tutto il mondo per il Vino ...

 

I Formaggi più famosi prodotti nell'astigiano sono:

- la Robiola di Roccaverano DOP, antico formaggio fatto con latte crudo di capra, che cambia con le stagioni a seconda delle erbe dei pascoli (soprattutto timo e serpillo). E' considerato da tutti gli esperti il miglior formaggio caprino italiano ed infatti è l'unico DOP. Il Disciplinare segue ancora il procedimento semplice e naturale tramandato dall'antichità e consente di produrla solo in alcuni comuni dell'Alta Langa (Bubbio, Cessole, Loazzolo, Mombaldone, Monastero Bormida, Olmo Gentile, Roccaverano, San Giorgio Scarampi, Serole e Vesime nella Provincia di Asti; Castelletto D'Erro, Denice, Malvicino, Merana, Montechiaro d'Acqui, Pareto, Ponti, Spigno Monferrato e Cartosio nella Provincia di Alessandria). Della Robiola di Roccaverano si fa menzione nelle cronache fin dall'anno 1000 ma è certo che le sue origini risalgono all'insediamento molto più antico, dei celti liguri. Il Re Vittorio Emanuele II di Savoia amava cacciare in queste regioni meridionali delle Langhe ma soprattutto amava fare sosta presso le fattorie per mangiare con i contadini.

-  la Robiola di Cocconato di latte vaccino

- la Toma Piemontese, risalente al 1300, è prodotta come descritto nei manuali medioevali con latte intero e parzialmente scremato.

Tutti i formaggi vengono serviti con miele e mostarde.

 

 

 


La grande produzione e varietà di Ortaggi ha la sua più alta espressione nella bagna cauda, piatto "povero" che affonda le sue origini nel Medioevo. Gli ingredienti sono: acciughe sotto sale, burro, olio extra vergine di oliva,aglio; il tutto viene stemperato in un tegame fino ad ottenere una salsa calda. La salsa è mantenuta calda da una candela in uno speciale fornelletto di terracotta ed è mangiata appunto con le verdure tipiche:

- Il cardo avorio di Isola d'Asti, alto più di un metro e con foglie verdi frastagliate.

- Il cardo gobbo di Nizza Monferrato che deve il nome alla particolare lavorazione cui è sottoposto: nel corso dell'estate le piantine sono diradate e,  a fine settembre, sono scalzate da un lato, coricate e progressivamente coperte di terra; giunge a completa maturazione soltanto quando le prime gelate ne ammorbidiscono la fibrosità. Il cardo diventa così bianco, tenero e incurvato; probabilmente è l'unica specie di cardo che si può mangiare anche crudo senza condimento.

- Il peperone quadrato della Motta , rosso o giallo, robusto e carnoso, ideale come antipasto accompagnato da salsa di acciughe, oppure per la conservazione in agrodolce.    La prima denominazione d'origine è stata "Peperone quadrato d'Asti, rosso e giallo", ma è più giusto riconoscergli l'originalità della Motta, una piccola fertilissima frazione di Costigliole d'Asti.
- Il sedano dorato di Asti De.C.O (Denominazione comunale di origine), coltivato nella piana alluvionale del Tanaro sin dall'inizio del '900. E' coltivato in due varietà Giuseppe (raccolta autunnale) e Rissone (raccolta a giugno), entrambe presentano ampie costolature centrali di colore giallo intenso - dorato, buon aroma e poca fibrosità

Ricordiamo, inoltre:

- L'asparago saraceno di Vinchio, il cui nome è stato creato per dare al paese un prodotto dal nome esclusivo. E' primaticcio (pronto a metà aprile) e assai gustoso, carnoso, verde scuro, gradevolissimo anche senza alcun accompagnamento nel piatto. "Saraceno" perché a Vinchio c'è una cresta di colline coltivate a vite che si chiama "bricco dei saraceni": si dice che durante alcuni scavi sia venuto alla luce qualche cadavere armato di spade; la fantasia popolare lo attribuì ai mitici pirati saraceni, che si spingevano anche all'interno durante le loro scorrerie dal mare.
-
la cipolla bionda  o rosso astigiana

- il pomodoro cerrato di Asti De.C.O (Denominazione comunale di origine), il cui nome deriva dalla famiglia che da generazioni la coltiva e ne conserva il seme. Presenta una bacca a forma costoluta di grandi dimensioni (può arrivare fino ad 1 kg di peso), è succoso ed adatto per il consumo fresco in insalata, pinzimonio e soprattutto nelle famose bruschette.


I primi piatti più noti sono Agnolotti d'asino (Calliano), di coniglio (Viarigi), di lepre, tagliatelle all'uovo (tajarin) al sugo d'arrosto, al tartufo o ai fungi porcini.

Il secondo piatto chiamato la finanziera deriva il suo nome dall'abito, chiamato proprio finanziera, abitualmente indossato nel 1800 dai banchieri e dagli uomini di alta finanza, ai quali sembra che questo piatto piacesse molto; altre fonti suggeriscono invece l'origine del nome nel tributo in natura pagato dai contadini alle guardie (i finanzieri, appunto) per entrare in città. Tributo composto principalmente dalle frattaglie dei polli, ancora oggi fra gli ingredienti fondamentali.

Il fritto misto alla piemontese (fricia), legato al rito della macellazione del maiale e alla necessità di non sprecare nulla, annovera le interiora, i sanguinacci, il polmone (fricassà bianca), il fegato (fricassà nèira), le animelle; col tempo si è arricchito di nuovi ingredienti e numerose sono le versioni: tipici del Monferrato sono i fiori di zucca e gli amaretti.


Carne cruda con il tartufo, vitello tonnato, peperoni in "bagna cauda", lingua di vitello in salsa verde (bagnet), Bollito di bue grasso con polenta "concia" (con formaggio filante), arrosti di vitello e brasati al barbera o al barolo sono tutti preparati con la tenera e gustosa carne bovina di razza piemontese di altissima qualità, ottenuta anche grazie ad un allevamento che ha mantenuto intatto secondo le tradizioni più antiche. Questo carne ha un bassissimo tasso di colesterolo ed è riconosciuta tra le migliori a livello nutrizionale dai dietologi a livello internazionale.

La carne del bovino adulto (bue grasso) è sicuramente l'ingrediente principe del Bollito Misto: la tradizione piemontese vuole che sia composto da 14 tagli di bovino e che sia accompagnato dalle due salse tipiche, il bagnet vert ed il bagnet ross.


Non mancano i dolci più golosi: la polentina astigiana, fatta con mandorle, uvetta, maraschino e ricoperta da polenta gialla; gli amaretti di Mombaruzzo o di Canelli, biscotti morbidi di mandorle; lo zabaione al Barbera o al Moscato; l'antico mon (pronuncia "mun") di Mongardino (mattone dolce); le pesche al Ruchè di Castagnole Monferrato; il bunet, budino con cacao e amaretti ; gli astigiani al rum; i canestrelli di Cinaglio; i caritin di Portacomaro; i tirulen  di Isola d'Asti; la torta alle nocciole fatta con le Nocciole Piemonte, in particolare la Tonda Gentile delle Langhe IGP.

Quest'ultima è infatti una varietà, unica al mondo per le sue caratteristiche organolettiche di cui pasticcieri e cioccolatieri non fanno mai a meno, insostituibile per le creme gianduia, il torrone (è stata creata in questa regione la versione "dura" ed il nocciolato), cioccolato con nocciole intere, gelato. Dal 1993 è protetta dalla Unione Europea con la Indicazione Geografica Protetta.

Si sposa ottimamente con il Moscato d'Asti e l'Asti Spumante.


L'ambiente collinare offre importanti risorse naturali, non coltivate ma raccolte da persone competenti ed impegnate nella cura del territorio: funghi, tartufi e topinambour.

I Topinambour sono tuberi di delicato sapore, preziosi per la gastronomia astigiana.

Le varietà prevalenti di Funghi prevalenti sono i bulè (porcini) e le famiole

I Tartufi bianchi sono una specialità ricercatissima che esalta i più preziosi piatti tipici astigiani...

Fiere del Tartufo

 

 


L'autunno e l'inverno sono le stagioni "principe" della cucina astigiana e piemontese ...

ICIF (Italian Culinary Institute for Foreigners) presso il Castello di Costigliole d'Asti

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ultimo aggiornamento: 08/10/2008