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San Damiano d’Asti

A 15 km a Nord di Asti e a 45 km a Sud di Torino, nell’Alto Monferrato, al centro delle Colline Alfieri, un territorio costituito dai lembi estremi delle Langhe, del Monferrato e del Roero.
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L’abitato si è sviluppato su una bassa collina sul lato sinistro del torrente Borbore ed è costituito da tre grossi borghi sviluppatisi intorno al centro storico: Borgo Rondò a nord-est (verso Asti), Borgo Piano a ovest e Borgo San Rocco a sud. Tra i vigneti delle colline circostanti sono disseminati i numerosi casali e frazioni del paese.
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In epoca medievale, tutto il territorio di San Damiano faceva parte del grande comune “consortile” di Astixio, che aveva giurisdizione anche sui castelli, con relativi borghi, di Castelnuovo, Gorzano, Lavezzole e Marcellengo. I primi appartenevano a signori feudali fra loro imparentati come i Garreti e i Barrachi, l’ultimo (oggi Torrazzo) fu prima del vescovo d’Asti e poi dei benedettini.

Fra XII e XIII secolo la rivalità con Asti portò Astixio ad allearsi con Alba e, nel 1258, con Carlo I d’Angiò che dalla Provenza stava estendendo il proprio dominio in Piemonte. La conflittualità cessò nel 1274, dopo l’espulsione degli angioini dal Piemonte e la vittoria astigiana di Roccavione.

Astixio fu distrutta e i suoi castelli rasi al suolo. Al suo posto gli astigiani fondarono (1275) una villa nova nel territorio “amico” di Marcellengo facendovi confluire gli abitanti dei borghi. La nuova città, edificata sul tipico impianto geometrico dell’accampamento romano, prese il nome di San Damiano da una preesistente chiesetta dedicata a quel santo e da allora rimase sempre fedele al comune di Asti.

Dalla metà del XIV secolo San Damiano fu annessa agli stati monferrini di cui seguì le alterne vicende nelle guerre con i Visconti di Milano, i principi di Savoia-Acaia e nelle cosiddette “guerre di preponderanza” fra Spagna e Francia. Il trattato di Cherasco del 7 aprile 1631 e il successivo trattato di Mirafiori (1632) assegnarono San Damiano d’Asti a Casa Savoia che vi infeudò i marchesi di San Martino d’Agliè, cui seguirono gli aleramici conti Carlevaris (la loro residenza è l’attuale Palazzo Comunale).

Da allora la storia di San Damiano d’Asti coincise con quella del regno di Sardegna prima e del regno d’Italia poi.

Il centro storico rispecchia l’originario Sancti Damiani Oppidum, la villa nova realizzata nel 1275-1276 dal genovese Oberto Spinola, allora Capitano del Popolo di Asti, come un accampamento militare romano. Ha la tipica maglia ortogonale incentrata sulla Contrada Maestra (attuale via Roma), intersecata a distanza regolare da dieci contrade minori e chiusa sui quattro lati dalle mura con altrettanti argini difensivi (gli attuali baluardi Magenta, Solferino, Montebello e Palestro, divenuti gradevoli viali alberati a tigli e platani), torri e un castello. La villa nova aveva due sole porte d’accesso: Porta Sottéra, verso Asti, e Porta Sovéra al capo opposto, verso Alba.

File:IMG 2269.JPGNel Quattrocento il castello e le fortificazioni di Porta Sottéra vennero riutilizzate trasformandole nella chiesa parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano  nell’ omonima piazza che precede di pochissimo via Roma.  L’imponente facciata barocca è divisa in due ordini da un marcapiano modanato che racchiude al centro una fi­nestra sagomata. Al Quattrocento ri­sale il coro, la parte più antica dell’edificio che, nel corso dei secoli, venne ristrutturato più volte sino ad as­sumere l’aspetto attuale, privo, forse pro­prio per questo, di uno stile architettoni­co unitario.

Nel XVI secolo i Discipli­nati della Santissima Annunziata otten­nero l’autorizzazione a edificare la loro chiesa accanto alla parrocchiale, così che si dovette chiudere l’ingresso originario a ponente per aprirne un altro a sud. La Confraternita dell’ Annunziata ha l’interno a tre navate con sei cappelle, aperte quasi esclusivamente sul fianco settentrionale. Da notare la settecentesca Cappella dell’Immacolata Concezione, affrescata con una fastosa finta architettura nei toni del rosso, verde e lilla dai fratelli Pietro Antonio e Giovanni Pietro Pozzo intorno ai primi anni Quaranta del secolo.

Al piano nobile del Palazzo Comunale sono conservate la Galleria con pareti e soffitto decorati e la sala Consigliare, ricca di stucchi e ornamenti.

La Chiesa di San Giuseppe è una delle più belle chiese del Barocco piemontese del ‘700. L’altare maggiore è sovrastato dalla cupola e dal cupolino ricoperto di formelle policrome. Il campanile, alto quanto la chiesa, sorge dove si innalzava la Torre dell’Orologio. Qui durante la Settimana Santa ha luogo la distribuzione del Caritun, il pane della carità.

Da piazza Libertà, prendendo per la via omonima, si giunge alla Parrocchiale di San Vincenzo. Di origine gotica, venne poi ristrutturata nel Seicento e riccamente ornata a cavallo del secolo seguente con cornicioni a stucco commissionati dall’arciprete Emanuele Giacco­ne. Custodisce una grandiosa tela seicentesca raffigurante la vittoria dei Cristiani sui Turchi. L’inconfondibile profilo del campanile è un’immagine simbolo della città.

A circa tre chilometri dal paese, lungo la strada provinciale per Villanova, sorge nell’omonima frazione la piccola Chiesa di San Giulio. Si tratta di un edificio di fondazione romanica completamente ricostruito agli inizi dell’Ottocento, eccezion fatta per il campanile, dal prevosto della cattedrale astigiana, a cui spettava in prebenda San Giulio. La facciata venne eretta ispirandosi allo stile “tedesco” del Duo­mo, rivelando, da parte del committente, un gusto personale più che mai aggior­nato. L’interno, benché semplice ed es­senziale negli arredi piuttosto recenti, conserva un’opera d’arte veramente uni­ca per l’Astigiano: la preziosa statua marmorea della Madonna con il Bambi­no in braccio forse eseguita, secondo stu­di recenti, tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento per la Cappella della Beata Vergine del Duomo di Asti.

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